venerdì 23 dicembre 2011

Buon Natale!

Feliz Navidad!

E’ Natale anche qui in Colombia! Anche se le tradizioni di qui sono differenti dalle nostre italiane... e soprattutto non c’è traccia di neve, ma anzi! Siamo sotto uno splendido sole ed è pieno di gente che gira in maglietta a maniche corte, in questi giorni!! La pioggia ha dato una tregua e i “rolos” concordano nel dire che questo è un Natale come quello del passato ... nel quale non pioveva affatto! =)

Neve a Bogotà?? No, è "granizo" (grandine)!!













Prima di scrivervi qualcosa su come si festeggia qui, voglio farvi i miei migliori auguri di Natale e felice Anno Nuovo.

Auguri lettori! Ivan Righi, Giuseppe Esposito, Nelson, Daniele Peluffo, g_i_g_80, Elena Davanzo, Luigi, Moreno Martelli, Antonietta Nasoni, leon, Letizia Mattanza, Tomaso, panik, Bruna Vassallo, Astro boy, Roberta, Icps, Geommasala, V, Alessandro Piano, Gabry.

Auguri, commentatori! Niki, Ecultic, Shinkansen82, Antonietta, Gianpaolo, Astroboy, Anonimo insegnante, Fran, Marian, Gogoquiksilver, Andrea Masala, Claudia, Icps, Marco Solare, Dana, Saya, Frank, Cooksappe, Karina, Daniel, Simone C, Anonimo Bogotano.

Auguri a tutti voi che mi avete scritto centinaia e centinaia di lettere in questi sette mesi di vita del blog! Per ovvi motivi di privacy non vi posso insierire qui ... ma sappiate che questo augurio va anche a tutti voi... e abbiate pazienza che come sempre sono in ritardo per scrivere a tutti.

Auguri anche a voi che siete di passaggio! Che avete scoperto il blog per casualità o per necessità, ed essendovi affezionati a queste righe virtuali, avete deciso che valeva la pena continuare a seguire le avventure di un italiano e della sua vita in Colombia.

Auguroni a tutta la community di facebook di Vivere in Colombia (gruppo aperto) ... molti di voi non li conosco, qualcuno ce l’ho fra gli amici, qualcuno è nelle liste di cui sopra e sotto... per non offendere nessuno, non pubblico i vostri nomi, ma anche per voi un augurio di cuore.

E last but not least ... tanti tanti auguri alla community di facebook di Vivere in Colombia (gruppo chiuso). Che dire? Con molti di voi si sono condivise anche cose personali; si è andati fuori a bere qualcosa o a cenare/pranzare; si è chiacchierato molto su massimi e minimi sistemi di questa “Colombia tierra querida”; ci siamo scambiati tonnellate di carta virtuale su strategie, pensieri, opzioni, gestioni; si sono bruciati miliardi di neuroni nel fare/disfare/rifare progetti vari; con molti ci siamo parlati attraverso skype; qualcuno è arrivato e tornato, qualcuno è restato, qualcuno l’ho perso per un pelo all’aeroporto; con qualcuno condividiamo anche un’amicizia; e ogni giorno stiamo gettando basi forti per la “utopica comunità italiana in Colombia”. E’ bello leggere i commenti giornalieri di questo gruppo chiuso ed egoisticamente scoprire anche i temi più interessanti sui quali produrre gli articoli del blog... :P

Approfitto per avvertirvi che il blog cambierà faccia ... siamo tantissimi e lo spazio sta diventando stretto. Le persone si possono perdere nella quantità di informazioni qui contenute ed ho quindi bisogno di dargli un’organizzazione differente. Ma ci vorranno un po’ di mesi, prima del cambio. :) Se qualcuno ha voglia di darmi una mano nella veste grafica e tecnica, è ben accetto, altrimenti farò da solo che tanto la cosa non mi spaventa.

Ma ad ogni modo, auguri Francesco R, Massimo MD, Luca D, Gregorio IG, Davide B, Davide T, Luca R, Emanuele AB, Angelo P, Gianpaolo Z, Franca P, Roby M, Diego D, Alessio F, Erman N, Mauro B, Marco S, Niki S, Massimiliano A, Libero F, Silvia M, Francesco G, Pierpaolo P, Alby C, Costanza R, Paolo C, Simone C, Raffaele P, Francesca DA, Giuseppe M, Tomaso R, Karim VR, Stefano M, Guido G, Barbara M, Evelyn S, Alberto Q, Gianpaolo M, Mariano LDC, Karem GR, Andrea B, Fabrizio G, Domenico P, Giovanni F, Giuliano G, Belabed I.

Vista di Bogotà col sole. Presa da un flickr.
















Si, lo so che qualcuno è stato ripetuto più volte nelle varie liste di auguri, ma non fa mai male ... spero che possiate rilassare cuore e mente in queste feste, che scopriate cose nuove e riscopriate cose che avete sempre avuto sotto il naso ma delle quali non vi siete mai resi conto, che si sciolgano i nodi dell’anima ... e come amo dire ... che vi si avverino tutti i desideri più importanti tranne uno, perchè nella vita bisogna sempre desiderare qualcosa e metterci una passione infinita per realizzarlo, di modo da vivere sempre con passione che è il motore con il quale avere la forza per guardare sempre avanti.

Ma ... quindi ... come si festeggia il Natale in Colombia?

I Colombiani sono molto tradizionalisti e molto religiosi, ed iniziano a preparare il Natale fin dagli ultimi giorni di Novembre: si inziano a vedere gli operai delle “alcaldías locales” che sistemano le installazioni delle luci di strada, i venditori rispolverano statuine del presepe, leds, carta da regalo, chincaglierie e ammennicoli vari (si trovano addirittura giochi per bambini recuperati e restaurati), le persone hanno la faccia un po’ più distesa e sorrisi e strette di mano con un augurio sono all’ordine del giorno ... Bogotà vive comunque di fretta (certo non paragonabile alla fretta italiana), ma le persone si ritagliano anche solo una manciata di minuti per riscoprire la loro parte più “umana e sociale”.


Qualche membro della famiglia rischia colpi apoplettici e cadute dai balconi e dalle finestre degli appartamenti (in barba a qualsiasi legge sulla sicurezza) per installare le luci esterne a schizzate di silicone, qualcuno inizia l’albero e si preoccupa che tutte le luci funzionino, altri si occupano di vedere cosa manca per fare un presepe ben fatto (che deve essere rigorosamente con i re magi al fondo della strada e senza Gesù bambino), qualcun’altro buca il muro della porta di entrata col trapano per installare chiodi (chiodi?! Si, chiodi!!) a sostegno di ghirlande e affini, le portinerie dei conjuntos usano spray bianchi di finta neve per le finestre e agghindano i banconi e le zone di accettazione con oggetti dal sapore natalizio... e in tutti i luoghi si cominciano ad ascoltare a ripetizione i “villancicos” (i canti natalizi), interpretati anche da artisti famosi ... talmente a ripetizione che già il primo Natale che ho passato in Colombia li ho imparati a memoria!! :|


Molti comunque aspettano la notte fra il 7 e l’8 dicembre prima di iniziare a decorare le case, visto che si festeggia il “día de los farolitos y de las velitas” (letteralmente: giorno delle lanternine e delle candelette). E’ il giorno della Immacolata Concezione, nel quale la città si “spegne” accendendosi di candele e lanterne (di carta crespa, sullo stile delle lanterne cinesi) ... concettualmente è per ciascuno illuminare il cammino alla Madonna di modo che arrivi a benedire la propria casa e tutti i suoi occupanti.

Nello stesso giorno (e fino a dopo Natale) iniziano i “pellegrinaggi fancazzisti” della gente che si muove per la città solo ed unicamente per andare a vedere le luci dei vari barrios ... da fonti attendibili so che in questa specie di gara per abbellire di più il quartiere con le luci natalizie, il miglior barrio di Bogotá (che ha lanciato questa moda) era Ciudad Montes. Sarà anche per questo che Bogotà è IN-VI-VI-BI-LE in questi giorni di dicembre?? Da lunedì tolgono anche il pico y placa ... la morte del traffico scorrevole!!!

Comunque in Colombia tutti concordano nel dire che le migliori luci di Natale le ha Medellin... così come le più belle donne di Colombia... io non lo so, non ci sono mai stato! :)

Vista di Medellin. Anche questa presa da un flickr.













Ad ogni modo nel día de los farolitos y de las velitas si può assistere anche a una grande varietà di fuochi pirotecnici, che colorano la notte per la gioia di grandi e piccini che ammirano l’arcobaleno di polveri a bocca aperta ... c’è da dire che a Bogotá (ignoro se sia in tutta Colombia) da moltissimi anni è diventato illegale l’uso di qualsiasi tipo di “botti”, e quindi moltissime persone apprezzano che per lo meno si possa assistere a questo tipo di spettacolo.

Nove giorni prima del 25 dicembre c’è la tradizione della “Novena de Aguinaldos”. La famiglia e gli amici si riuniscono vicino al presepe e all’albero e in una festa di villancicos, pregano insegnando ai più piccoli la storia dei nove giorni prima della nascita di Gesù, condividendo altresì cibo e dolci (come la tradizionale natilla e i buñuelos). Terminato l’ultimo giorno di novena, sulle note dei vari Burrito Sabanero, Antòn Tiruliruliro, Campana Sobre Campana, A la Nanita Nana, Tutaina, la musica si sposta sui più ballati salsa, merengue, cumbia (metto due link perchè la cumbia mi piace un sacco!!! Anche se questa ultima cumbia la suona decisamente meglio la Tuna della Gran Colombia...), vallenato, ed altri ritmi tipici, e comincia la cena “importante”... ovviamente ogni regione ha le sue abitudini, ma non è infrequente vedere sulla tavola natalizia piatti come: tamales, ajiaco, sancochos, lechona, pernil de cerdo ahumado, pavo relleno, galletas, pan con frutas ... e passata la mezzanotte il momento che apprezzo di più: il tradizionale scambio dei regali!!! Anche se il mio l’ho “aperto” oggi ... se così si può dire... anche se suona meglio lo spagnolo “estrenando hoy” (esordiendo ... mah ... si, suona meglio). :D

...per fortuna c'era il sole... ;D















E’ sempre un po’ strano festeggiare senza il freddo e la neve, ascoltando musiche diverse dalle “mie”, senza bevande calde e fuoco di camino, e pensando che se vado qualche giorno in vacanza vado a nuotare in piscina o al mare, non certo a sciare. Ma soprattutto è sempre strano, nonostante i tre anni vissuti qui, festeggiare “a metà”. Con la mia famiglia di sangue a 10.000 km, alla quale vanno i miei pensieri più belli, alla quale non vedo l'ora di fare gli auguri di persona (anche se tocca aspettare il Natale 2012), e che non vedo l'ora di riabbracciare, e la mia famiglia acquisita qui a pochi metri... ricordate tutti quello che vi ho sempre detto: vivere qui, dall'altro lato del mondo, non è facile ... dovete anche fare i conti con la naturale nostalgia degli affetti. :)

Que estén bien... feliz navidad y un hermosísimo año nuevo a todos!

mercoledì 7 dicembre 2011

Ristorazione in Colombia – considerazioni generiche


Tante volte mi è capitato di pensare, in particolar modo da quando ho aperto il blog, che noi italiani siamo un popolo “...di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori...” ma siamo anche e soprattutto un popolo di ristoratori.

Non sapendo cosa fare in una terra “nuova”, l’italiano si entusiasma oltre modo e comincia a fare programmi nel campo della ristorazione ... non senza una punta di incoscienza e (diciamo pure) due punte di ignoranza sul tema. Ma noi italiani siamo così ... splendidamente spontanei senza spesso porci alcun problema... e qualche volta le cose vanno anche bene. :)

Questo è ... un ristorante di pasta italiana qui a Bogotà. :) Se volete leggere qualcosa di ufficiale sulla gastronomia a Bogotà, andate qui.










Siete davvero la stragrande maggioranza a chiedermi cosa ne penso circa l’aprire un ristorante, o una pizzeria, o un “comida ràpida” in Colombia, e tutti avete avuto la stesse identiche risposte, tanto che alla fine mi son deciso a scrivere ‘sto articolo.

- il problema non è aprire, ma è avere ben chiari in testa i passaggi che si devono fare per aprire e le cose di cui avete bisogno per farlo

- il problema non è incontrare il locale, ma trovare chi vi può aiutare a farlo senza consigliarvi una zona che sarebbe una perdita in partenza e senza farvi spendere un capogiro per adattarlo

- il problema non è fare la pizza, per dire, ma trovare gli ingredienti, e soprattutto trovarli giusti per farla secondo gusto dei potenziali clienti. Una cosa fondamentale è che il palato dei colombiani è molto diverso dal nostro

- il problema non è improvvisarsi ristoratore, però molti (quasi tutti) non sanno che qui in Colombia si aprono e si chiudono decine di ristoranti tutte le settimane. Esistono centinaia di migliaia di “establecimientos de comercio para comida” da tutti i prezzi (e soprattutto costi), da tutte le qualità (da buco, a “osteria alla parolaccia” di Fantozziana memoria, fino a far impallidire le 3 stelle Michelin) e da tutte le varietà (ristoranti italiani -a bizzeffe-, francesi, tedeschi, svizzeri, mediterranei, africani, thailandesi, cinesi, turchi, greci, russi ...riempite di Nazioni a piacere...)

- il problema non è solo saper cucinare, ma trovare una maniera sempre differente per allietare i vecchi clienti ed attrarne di nuovi

- il problema è che ci vuole anche un po’ di umiltà nel comprendere che non state arrivando “novelli Cololmbo” in un paese dove non si sa assolutamente nulla sulla cucina italiana. Ricordate che chi ha un discreto portafogli, qui in Colombia, qualche viaggetto in Europa l'ha fatto.

Foto di una pizza presa da un blog di catering argentino. Volete sapere quanti ristoranti italiani (o pseudo tali) esistono nella sola Bogotà e dei quali esiste traccia in una guida pubblicitaria? Eccoli
Ad ogni modo, credo che in mancanza di fondi “importanti”, la domanda più importante non sia: che tipo di ristorante metto su? Ma bensì: che cosa mi posso re-inventare dell’esistente, o che cosa posso sfruttare di già inventato che in Colombia non c’è, o quanto può essere appetibile il mio locale per attirare i clienti come già fanno i locali della concorrenza (che non dimenticate hanno il vantaggio di esserci da parecchio prima di voi)?

A proposito ... non tralasciamo la questione più importante: non potete arrivare e fare quello che volete. Esistono delle normative ben precise in questo senso, e se i colombiani vengono assolutamente controllati perchè le rispettino, ve lo immaginate com’è per uno straniero?

Vi racconto questa ... un paio di mesi dopo aver aperto il mio negozietto di batterie, è uscita una legge che obbligava tutti i negozi ad apporre varie indicazioni di sicurezza (secondo il negozio), cartelli di divieti ed obblighi vari, estintore, botiquìn (che altro non è che l’armadietto dei medicinali, che inutile a dirsi non dovevano essere scaduti), e cose simili. Tutti i negozi della zona avevano esattamente 30 giorni per mettersi alla pari. Indovinate? Terminati i 30 giorni, guarda caso gli ispettori di controllo sono passati nella nostra zona con controlli a “macchia” e nemmeno a dirlo son passati prima da me...

Su questo sito trovate sempre delle cose interessanti su Bogotà e anche alcune normative per ciò di cui stiamo parlando...


Essere straniero, qui, ha anche dei vantaggi ... per esempio quando mi fermano i “chupas” (non li chiamate così, per carità!! Sono la stradale della Colombia, ma non apprezzano...), la prima cosa che faccio è sfoderare la cedula de extranjeria e nel 50% dei casi mi dicono: “vada, vada”. Si, 50 ... tre anni fa la percentuale era del 90. Ad ogni modo mi spiegava un policia che molte volte non controllano perchè la stragrande maggioranza degli stranieri è sempre, assolutamente, in regola. Sarà ... ?

Ma ci stiamo perdendo per una braga, come al solito. :D

Esistono persone che partono da un presupposto interessante che è di importare i prodotti della propria terra per utilizzarli nella cucina del proprio ristorante e per dare al cibo il tocco tutto personale dei nostri prodotti, o per venderli ai potenziali clienti innamorati di ciò che è made in Italy (e per nostra fortuna sono molti). Ora non voglio infrangere i sogni di nessuno, però l’importazione di prodotti alimentari non è una cosa alla portata di tutti, e bisogna stare attenti che quello che importate abbia un proprio “codice” nel librone delle importazioni della DIAN, altrimenti vi tocca andare all’INVIMA (Instituto Nacional de Vigilancia de Medicamentos y Alimentos) e richiedere delle analisi del prodotto per ottenere un codice di importazione ... ed è inutile dirvi che questo vi porta via tempo e soldi.


...e comunque (altra regola d’oro) non fidatevi del primo importatore, o della prima SIA (Sociedad de Intermediación Aduanera), che incontrate...

...e comunque non tutto si può importare. Esistono beni che sono considerati mercato strettamente interno, ed importarli può trasformarsi in una disavventura ed in perdite notevoli...

Io comunque non ho mai importato alimentari (me ne guardo bene dal farlo, mi ritengo troppo ignorante in materia e non ha niente a che vedere con il mio settore di competenza), perciò conosco marginalmente la questione INVIMA. Non mi è chiaro se basta il codice, per dire, “prosciutto crudo di Parma”, o è necessario il codice “prosciutto crudo di Parma, prodotto nello stabilimento X, della partita di prosciutti Y, nell’anno Z, con specifiche K, eccetera”. Qualcuno ne sa di più sul tema per far luce?

A favore c’è che l’importazione di prodotti alimentari italiani (almeno a Bogotà) è una realtà consolidata e c’è un mercato florido con differenze notevoli nei prezzi ... basta sapere da chi andare a comprare i vari prodotti ... anche perchè sapete benissimo che i costi di importazione sono sensibili. Non “alti” ma “sensibili”. Uno dei ristoranti più IN di Bogotà (che ho ristrutturato) aveva un’intera sezione di personale che lavorava solo alla “gestione materie prime” ... con contatti fornitori, prova prodotti, tabelle costi-ricavi, percentuali di prodotto utilizzato, magazzinaggio, e cose così. E ciò che più gli interessavano erano qualità e prezzo ... ed avevano un portafolio di fornitori spropositato. Quindi non temete che gente che vende prodotti ce n’è.

Fra le altre cose ci sono persone che alla mattina presto arrivano a Bogotà dalle loro “fincas” nei dintorni della città e si fermano nei vari ristoranti ad offrire prodotti coltivati personalmente. Ricordo un signore che vendeva dei pomodorini cherry che solo a pensare al sapore mi viene l’acquolina in bocca. :D A tal proposito, e ricordando la questione delle importazioni, un amico mi ha fatto notare quello che dice lo chef più in voga del momento (o almeno il più "mediatico" ... si, parlo di Gordon Ramsay) che definisce come regola d’oro della cucina italiana questa: “...non sono gli alimenti italiani prodotti in Italia a rendere la cucina “italiana", ma la loro freschezza...”. Con questo non voglio nè aprire un dibattito, nè essere sputacchiato, nè null'altro ... riporto le esatte parole. :)


Ad ogni modo, fatevi una bella check-list ed iniziate a farvi delle domande chiave ... ve ne riporto alcune che, egoisticamente, serviranno anche a me per scrivervi l’articolo su come aprire un ristorante in Colombia!

1 - Avete l’idea chiara su cosa fare/proporre?
2 – Avete valutato gli aspetti “pratici” dell’idea (economia, gestione, marketing, ...)?
3 - Vi siete fatti un business plan per "pianificare" per bene le cose?
4 – Sapete che tipo di costi faranno divenire realtà l’idea?
5 – Quali documenti servono per aprire?
6 - Avete trovato il locale che fa per voi?
7 - Il locale risponde alle norme vigenti sulla ristorazione?
8 - Il locale risponde alle norme vigenti sulla pianificazione territoriale?
9 – Sapete che macchinari comprare e dove?
10 – Arredare il locale, dove, come, con chi?
11 – Sapete che posate, pentole, bicchieri, ecc, vi servono e dove li comprate?
12 – Le materie prime dove e da chi le compro (ovviamente dovete anche avere un’idea sulle ricette che proporrete sulla base dei gusti medi del colombiano)?
13 – Avete valutato attentamente le questioni legate a dipendenti/soci (anche legalmente)?
14 – Avete pensato a proporre un sistema di domicilio (sistema quasi obbligato, qui) e a come gestirlo?
15 – Manutenzione ordinaria: con chi? Chi la gestisce? Normative particolari o speciali?

Bene ... per ora non mi viene in mente nient’altro che possa aiutarvi per linee generali nel settore ristorazione, e molto probabilmente ho ripetuto anche delle cose, ma non fa mai male. Ad ogni modo mi metto sotto per scrivervi l’articolo “Investire in Colombia: ristorazione – la pizzeria”, così vi dò anche un’idea dei costi medi per questo tipo di investimento. Ci sentiamo presto. :)

martedì 25 ottobre 2011

Tayrona e il gigaprogetto hotel 7 stelle

Sono di ritorno dal mio viaggio messicano ... finalmente, diranno i lettori più assidui ... perdonate, però dove stavo la wireless andava e veniva a causa della tempesta tropicale sotto la quale ci siamo bagnati fin dove non si dice, e comunque ero a farmi le meritate vacanze al mare... che non vedevo da quattro anni circa. Anche noi che viviamo all’altro lato del mondo andiamo in vacanza, ogni tanto. ;D

Questa panoramica che ho fatto di Xcaret é solo per farvi sbavare un po', anche se ne ho dovuto abbassare la risoluzione e il numero di colori.


Mi sono visto degli incontri di lucha libre, sono stato al desierto de los leones, a six flags, a Teotihuacan, in plaza Garibaldi al Tenampa, sul Turibus, al Zócalo, al Papalote, ai musei Ripley, delle cere, l'antropologico, e poi Xcaret, Cancún, Playa del Carmen, Cozumel, Xplor, Isla Mujeres ... purtroppo è mancato il tempo per andare a Tulum, Cobá e Chichen Itzá ... e tornato stavo per mettermi a scrivere un articolo sulle evidentissime differenze culturali fra Messico e Colombia, quando il link di un amico in facebook mi ha fatto cambiare totalmente idea: costruiranno un super hotel sette stelle nel parco Tayrona? Ma come sarebbe?

Il Tayrona...













Ovviamente non tutti conoscono il Tayrona, ma non siate bradipi ... andate a dare un’occhiata a wikipedia in spagnolo o in inglese per sapere di tutto e di più su questo parco riserva naturale di 15.000 ettari ... d’altro canto è anche sufficiente googleare digitando “parque Tayrona” per incontrare tonnellate di informazioni. Comunque dalla città di Santa Marta (pare un paesello, ma ha i suoi bei 500.000 abitanti) è sufficiente andare in direzione ovest lasciando a margine Taganga (un “pueblito” del quale tutto il mondo si innamora), e incontrare dopo circa 30 km una delle entrate che conduce alla spiaggia di Bahía Concha. Non ho visitato tutto il Tayrona, ma anche solo quel piccolo lembo di spiaggia mi ha fatto capire quanta ricchezza naturale possieda il parco.

Da Santa Marta a Bahía Concha
















Premetto che non sono un “politicamente passionale” a tal punto da partecipare alle battaglie sociali con tanto di bandiera in mano e marcia di protesta ... in tempi non sospetti il mio massimo è stato il V-day di Bologna nel ... 2008? Comunque sia, sapere che il presidente Santos ha dato il benestare agli investitori della six senses per costruire un gigahotel sette stelle in quel parco, qualcosa si è mosso dentro. Mi ha ... “ferito” in un certo qual modo, e il primo moto dell’anima è stato dire: “no, col ca**o che lo costruite l’hotel”!!

Come sempre bisognerebbe ascoltare le due campane, perchè spesso la verità sta nel mezzo, però a scanso di equivoci e futuri probabili depistamenti politici, io mi sono iscritto al gruppo di facebook che dice NO all'hotel nel Tayrona per seguire gli sviluppi, visto che in detto gruppo partecipano anche coloro che sono a favore.

E ad ogni modo per “par condicio” vi invito a leggere questo articolo de El Tiempo (sui fatti occorsi) ed a guardare il sito della six senses. sugli hotel "tipo" che questa gente costruisce. Se avrò altre news, pro o contro, vi terrò informati. =)

Hasta pronto con un articolo sugli investimenti ... .

lunedì 26 settembre 2011

Cultura di Colombia: un articolo di Nelson Prisciliano Beltrán Casallas.

Pubblico qui un articolo che viene dall'italianissima Macerata, dove vive l'amico Nelson Prisciliano che gentilmente ha voluto lasciare a tutti i lettori del blog una testimonianza culturale di questo querido país che é Colombia. Il titolo é bellissimo ...

Colombia: gioco di mille amori e una rabbia

"A Úrsula la enterraron en una cajita que era apenas más grande que la canastilla en que fue llevado Aureliano, y muy poca gente asistió al entierro, en parte porque no eran muchos quienes se acordaban de ella, y en parte porque ese mediodía hubo tanto calor que los pájaros desorientados se estrellaban como perdigones contra las paredes y rompían las mallas metálicas de las ventanas para morirse en los dormitorios. Al principio se creyó que era una peste. Las amas de casa se agotaban de tanto barrer pájaros muertos, sobre todo a la hora de la siesta, y los hombres los echaban al río por carretadas. El domingo de resurrección, el centenario padre Antonio Isabel afirmó en el púlpito que la muerte de los pájaros obedecía a la mala influencia del Judío Errante, que él mismo había visto la noche anterior."



Le manifestazioni artistiche sono riflessi e riflessioni di una cultura, sia perché rispecchiano quello che ha in abbondanza, sia perché corrispondono ai desideri delle cose mai avute. Fra queste estetiche e creative vie di accesso, è magari la letteratura quella che gode di maggiore libertà e si permette  l’arbitrio di confonderci la realtà con l’assurdo dell’inverosimile, con immagini capaci di svegliare i sensi e disperare la pelle con il caldo o schiacciarci le ossa dal freddo nelle narrazioni dei posti che descrive. E’ il suo lavoro. A che servirebbe l’impegno della letteratura se non si producesse questa reazione fisiologica e mentale tra l’opera e il lettore? 

E’ proprio questa sensazione che viene materializzata in ogni pagina del libro più famoso della letteratura colombiana e fra quelli della latinoamericana, che si è guadagnato un posto nello scaffale d’oro delle opere universali tradotto in più di 35 lingue: Cent’anni di solitudine, di Gabriel García Márquez, esempio di eccellenza del genere realismo magico americano. Senz’altro la forma più dilettante ed edonista di conoscere l’idiosincrasia del gene colombiano.  

Però per inserirsi e comprendere la cultura colombiana attraverso le sue opere bisogna circondarla dall’ottica geografica, ontologica e politica che copre il panorama che la germina. Colombia è la vantaggiosa “casa de la esquina”[1] del Continente Americano, attraversata dal sud ovest al nord, dalla maestosa catena montuosa di Los Andes, che divide il paese in due grandi parti. Nelle tre braccia della cordigliera si trovano le principali città e centri amministrativi nazionali dispersi nel gioco strepitoso della sua topografia. Ai loro piedi, puntando verso meridione, infinite pianure, valli e foreste allucinanti si stendono al punto da fare confondere i punti cardinali nella densità dell’Amazzonia tra i confini con il Brasile e Venezuela. Senza dimenticare che in mezzo a questa vastità di etnobiologia[2], si alza come enigmatico labirinto dell’immaginazione divina, isolata al nord in riva al mare caraibico, un’imponente ed esorbitante montagna di selva e neve, alta fino ai 6000 metri e grande quanto la regione del Veneto italiano: la sacra Sierra Nevada de Santa Martha. Essa concorre in stupefacente gara di bellezza con la selva umida del Choco lungo la riva dell’oceano Pacifico, dal confine con l’Ecuador fino a Panamá, patrimonio dell’umanità in cui si sono spostati i discendenti degli schiavi rapiti e portati via dalla grande Africa 500 anni fa che oggi conformano un’ampia, orgogliosa e allegra comunità[3] da ritmo di tamburi e le note della gaita impressi nell’anima e tante volte dimenticata dalla centralità del potere bianco. 

Una gaita "macho", caratteristica delle cumbias. Immagine presa dal blog victorserpavillalobos

L’ubicazione sulla linea equatoriale fornisce Colombia di uno stesso clima tutto l’anno (tranne le epoche di piogge e tempo secco), ciò vuol dire che si scende da una città alta 2600 metri sul mare e 17° a mezzogiorno a un paesino sui 1400 metri e una temperatura di 30° in un percorso di 100 chilometri (ora e mezza di viaggio). L’ampia e generosa varietà geografica e climatica rende la Colombia un paradiso idrico, ricco di mille frutti, cereali e verdure, di infinite risorse geologiche come minerie d’oro, ferro, platino, carbone e tutto quanto la metallurgia e l’oreficeria desiderano. La grata distribuzione di questa varietà  influisce notevolmente sul comportamento degli abitanti domiciliati nelle regioni chiamate “Departamentos”; regioni molto diverse fra loro, diverse in clima e paesaggi, a cui il medico genetista Emilio Yunis[4] accredita le caratteristiche della particolare personalità del colombiano, invece di aggiudicarla alla fusione genetica del sangue spagnolo con quello locale. In questo modo di cancella l’idea si essere “regionalistas, aprovechados, avivatos, muy trabajadores, inteligentes, recursivos y creativos” a causa dell’eredità pirata di quelli che arrivarono con Colombo.

Nel suo libro, il dottor Yunis spiega scientifica e storicamente le ragioni per cui Colombia diventa un mucchio di regioni isolate con tendenza all’endogamia e il razzismo (sempre interno), regioni che però condividono tutte la stessa lingua spagnola, con varietà di cadenza e modismi, naturalmente. Ci sono, certo, le comunità indigene, con autonomia culturale e linguistica, popoli pre-europei, padroni originali e vigili mistici del Continente. Fu questa vastissima diversità a colpire e stupire Cristoforo Colombo, il quale narra nei suoi diari di viaggi lo stesso stupore che poi verrà narrato, con perplessità, dalle spaventate menti dei primi cronisti europei e nei silenziosi e prudenti fogli del secolo XVI come  fece Fray Bartolome de las Casas nel suo libro Brevísima relación de la destrucción de las Indias[5]  nel 1552. E’ questa ricchezza biologica senza paragone nel mondo la causa prima che spiega il nostro passato, presente e futuro dalla cultura all’economia. Una condizione che modella il pensiero collettivo e condiziona i sistemi di mercato.

Quelli stessi “conquistatori”, fuggiti da una Spagna invasa dall’oscurantismo angosciante e conseguente alle decisioni religiose ed interne, fornirono al Continente e alla Colombia la dogmatica genesi ontologica della tradizione cattolica in cui crebbe e credette e ancora crede il popolo americano, al punto che oggi è ancora possibile trovare ideologie  ferme nel tempo, come un racconto medievale con le pericolose conseguenze della dualità aristocrazia – chiesa che comandano i destini politici della nazione, che persino alla luce del secolo XXI e un sincretismo delle culture  universali, lotta contro l’autonomia accademica che richiama e argomenta con giusta ragione una Modernità assente[6]. .Questa imposizione, non con poca violenza, ha modellato l’immaginario collettivo di una popolazione assolutamente rurale migrata alle incipienti città soltanto a partire della seconda metà del secolo XX, in gran parte spinti dalle crudeli guerre civili nella campagna, guerre mai riconosciute. Oggi, questi borghi sono diventati grandissime città, commistione disordinata di avanguardie architettoniche, gioielli urbanistici, quartieri bohemien, sistemi e reti e di comunicazioni di ultima tecnologia uniti alla precarietà da nascondere nelle periferie. Una società del tutto o niente, una società in cui quello che non si trova è perché non esiste e se non esiste, lì, se l’inventano.

Un'immagine di Bogotá. Vi consiglio di visitare il blog nel quale l'ho trovata: d-campos-bta

La società colombiana del 2011 percorre un agitato periodo di incredulità dove tutto è possibile per rendere l’economia interna un bastone per l’indipendenza e la crescita senza limite o può secolarizzare le sue violentissime problematiche belliche per uno sterile futuro che nessuno vuol riconoscere nelle stupide guerre fra fratelli.

Voi italiani non dovete più chiedere cosa c’è per voi in questa terra; domandatevi e diteci cosa offrite per fare di questa casa, la vostra nuova casa. Inseritevi nella nostra società come uno di noi, fate la spesa e chiedete lo sconto come uno di noi. In questa casa c’è tutto per tutti, bisogna solo avere buon senso, iniziativa di imprenditore libero e amare il suolo che vi sostiene in piedi. In Colombia diciamo: “Chi se ne va non manca e chi arriva non ingombra”, ossia nel nostro paese sono e siete tutti benvenuti; noi abbiamo un fascino per il forestiero, per lo straniero. Ci piace ascoltare storie di mondi lontani e diversi, il nostro udito é sempre affamato dalle avventure dei viaggiatori. In Colombia non esiste un senso di xenofobia, non crediamo che quelli che arrivano “ci rubano il lavoro” e sappiamo che quelli che rubano qualcosa, rubavano già nei loro paesi. 

Colombia nel secolo XXI non è lontana dalla geopolitica del globo. In Colombia, quelli che hanno sempre governato obbediscono agli ordini e applicano le decisioni che vogliono omologare il mondo in quel sospettoso nuovo ordine mondiale che nessuno conosce ma tutti subiscono, che ci costringe a lavorare di più per guadagnare di meno senza nessuna garanzia, senza assicurazione medica né pensione e certo, senza investimento all’educazione pubblica.
Per questo, Colombia sarà sempre mossa da una dinamica della contrarietà. Sembra inerente alla natura di questa magica terra il sopportare all’ infinito l’equilibrio cosmico fra il bene e il male, fra verosimile e assurdo e il tutto a seconda dell’arbitrio passionale dei suoi abitanti che li può rendere  gli essere più tranquilli e gentili del mondo e fare di questo pezzo del mondo il migliore dei mondi, oppure perpetuarsi nella decadenza e la tristezza e le lacrime di cent’anni di solitudine.
Bene. Avendo dato un po’ un’occhiata a questi necessari punti di riferimento, passerò a elencarvi dei libri, film e telenovele (sì, perché no?) che descrivono attraverso le lettere e il riso la meravigliosa e enigmatica terra dell’ambiguità:  fra l’amore e l’odio


Immagine presa da questo link nel quale troverete "unas cositas interesantes sobre Colombia"

Vi avevo già accenato che in 100 anni di solitudine si riassume con molta chiarezza la colombianità. Per sapere di più sulla visione del mondo indigeno, le piante allucinogene, lo sviluppo botanico del mondo e l’esplodere dell’industrializzazione del caucho, costituisce lettura obbligata il libro “El Río” di Wade Davis, del quale c’è la versione in spagnolo e in inglese. Poi, ci divertiamo un po’ e potrete vedere un film di 25 anni fa: “L’ambasciatore dell’India”, che descrive la sottile linea che separa l’ingenuità dalla stupidaggine e che prende come modello di valori l’antivalore del “rebusque”. Continuiamo con l’elenco (vi ricordo che è obbligatorio): un testo piccolo e facile, che pare di più un saggio è “¿Dónde está la franja amarilla?” di William Ospina, giovane scrittore che ha avuto un grande successo nella narrativa attuale con la sua fantastica trilogia iniziata con “Ursua” e poi con “Il país de la canela”. Magnifici!. La terza parte non è stata ancora pubblicata.  E’ una narrativa che descrive fedelmente il processo della “Conquista” e scatena con magia e virtù dei bei romanzi, gli avvenimenti violenti e spietati in mezzo alla magnificenza della natura americana.

Torniamo al cinema per vedere “La estratégia del Caracol” di Sergio Cabrera. Semplicemente una figata. L’anarchia e la brillantezza dell’ingegno colombiano. E mi viene in mente un altro film bellissimo, produzione colombo-italiana con Ornella Muti, basato sul libro di García Márquez “Crónica de una muerte anunciada”. Imperdibile. Da un punto di vista fondamentale e accademico, gli scritti del professore Rubén Jaramillo Vélez: “Colombia: La Modernidad postergada”, “Moralidad y Modernidad en Colombia” e “¿Qué universidad para qué sociedad?” vi daranno degli strumenti utili per comprendere la formazione della coscienza del paese. Il professor Jaramillo ha guidato le generazioni della filosofia, dell' antropologia e della sociologia nelle università di tutta Colombia e i suoi scritti vengono corredati da una narrativa eccezionale, leggera e affascinante con la serietà e precisione della verità scientifica e il gusto dei bei romanzi. Come vi avevo già scritto, il libro del genetista Emilio Yunis ¿Por qué somos así? aggiunge altri elementi preziosi per saper come sono i colombiani, sempre in un linguaggio per il pubblico “normale”, per il cittadino “de a pié”.

La estratégia del caracol - Trailer - Sergio Cabrera - Colombia 1993

La destinata fusione di culture che iniziò a partire del 1492 cambiò i rapporti universali in un tutte le immediatezze della vita odierna. Cosa sarebbe dell’Italia senza el Tomate, il mondo intero senza le patate, il cioccolato, il mais e il tabacco? Tutti regali della natura, endemici di questa terra americana. E noi, cosa avremmo fatto senza il riso, lo zucchero, le arance, le galline, i maiali e le mucche? La gastronomia si esprime con delicatezza in una saporita opera intitolata “Cartagena de Indias en la olla”, versione di pubblicazione recente in spagnolo e inglese, di Teresita Roman De Zurek.

Per concludere, vi consiglio vedere sul Youtube i video di un programma molto ironico e di un finissimo umorismo nero, fatto in formato “cartoon” di due provocatori specimen: Santiago Maure e Martín de Francisco. In questa scriteriata produzione si mostra la Colombia della strada, dell’ufficio, della politica e dello spettacolo; se la descrive senza scrupoli né censura, il suo nome “La Tele”. Della televisione possiamo riscattare due “telenovelas” che colpirono il pubblico per le loro innovazione con la mescolanza di umorismo, dramma  e un copione affasciante: “Café, con aroma di mujer” e “Yo soy Betty la fea”. Tutte e due hanno potuto rispecchiare la società urbana della capitale e il mondo della coltivazione e l’industria del caffè nelle bellissime fattorie del “eje cafetero”. Entrambe ebbero un grande successo che permise loro di essere tradotte in varie lingue e che ancora oggi si possono vedere nella televisione italiana (a pagamento). Grazie alla tecnologia dell’internet, potete allenare il vostro udito linguistico nell'ascoltare i diversi accenti e le modulazioni dello spagnolo colombiano; dopo potete ridere e aggiornarvi sugli avvenimenti di tutti i generi se ascoltate il programma di radio La Luciernaga de Caracol Radio. Un geniale radio giornale, mix di notizie, umore politico e la tipica furbizia colombiana[7]


Non potrei andarmene senza fare riferimento a un giovane pedagogo, giornalista, umorista e imitatore senza precedenti nella storia di Colombia: Jaime Garzón Forero, assassinato 12 anni fa per “sapere molto” su quelle menzogne e vicissitudini della realtà politica di un paese che senza pentimento è capace di ammazzare il riso prima di “perdere tempo in discussioni”. Jaime fu ammazzato perché sarebbe stato “la palla al piede” per una vergognosa e corrotta dittatura civile che prese il potere durante otto tristissimi e decadenti anni in cui il bilancio delle passione e la polarizzazione si inclinò a causa dei sofismi mediatici. Un nero periodo nella storia contemporanea in cui i colombiani si sono odiati reciprocamente (o li hanno fatti odiarsi) come in pochi periodi della vita, che però paradossalmente unificò le comunità scientifica, medica, giuridica, accademica e artistica e gli occhi dell’opinione internazionale fissarono lo sguardo con attenzione per non sentirci più abbandonati.  

Jaime Garzón Forero nella statua a lui dedicata a Bogotá.

Ho tentato di scrivervi alcune parole senza altra pretesa di quella di esortarvi ad approfondire, amare e insegnarci le cose che avete da condividere. Penso siano sufficienti per darvi una prima mano nel complesso processo di “capire” i colombiani, che però voi stessi potete completare, confermare o rifiutare a seconda delle vostre esperienze. Resteranno fuori dall’elenco molti altri esempi di colombianità, come il nuovo cinema colombiano, i libri di German Arciniegas e German Castro Caycedo, ecc. 

Tutti i testi e i film sono stati scritti in lingua spagnola, tranne quello di cucina, ma a questo punto direi che dovrete essere in grado di capirlo, o almeno di iniziare il corso di lingua con questi testi. Comunque il linguaggio non è mica difficile. Se guardate “La Tele” troverete lo spagnolo “colombiano”, in speciale quello di Bogotà, nella sua massima espressione. Nel frattempo, amici miei, cioè, se non siete ancora in Colombia, vi invito ad attraversare la linea del tempo e andare indietro nel passato per condividere i pomeriggi accanto i saggi abitanti di un epoca veramente “dorada”. Andate pure al Museo dell’oro[8], a Bogotà, un posto unico nel mondo dove le Gioconde e il mistero stanno dovunque guardiate. Poi cambiate finestra e troverete tutti i clima in un solo clima, un piccolo viaggio per la densità nel giardino del rilassamento: il “Jardín Botánico[9]; le città principali ne hanno uno: proprio per visualizzare  il fenomeno surrealista quando Aureliano Buendia chiuse gli occhi per sempre e mille farfalle gialle danzarono con allegria e tristezza, fate omaggio alla sua ostinata memoria e visitate il “Mariposario” di Calarcà, Quindio. Siccome siete lì, andate subito al Parque Nacional del Café[10]. Il viaggio finale è contrastante: potete sentire il silenzio delle stelle e i dei pianetti[11], oppure dovete stare attenti e fare voi il silenzio per sentire la foresta parlare e fate attenzione a gli occhi degli spiriti che vi guardano dalle dimensioni che ancora non conoscete[12].

Il Mariposario di Calarcá. Immagine che potrete vedere nel blog funcrear2008

E’ curioso e non viene mai divulgato il forte vincolo che è sempre esistito fra l’Italia e la Colombia, neanche i colombiani gli danno retta. Al di là di Colombo e Amerigo Vespucci, molti italiani si sono trovati al loro agio in queste terre. Solo si deve pensare che l’inno nazionale è stato composto musicalmente da un italiano, che l’Istituto Geografico di Colombia prende il suo nome dal militare e cartografo italiano Agostino Codazzi, la cui vita sembra fosse stata quella di un avventuriero americano. Sono molti gli esempi di questa fraternità e molti sono i cittadini anonimi e nonne fuggite dalle guerre per salvare, nella vita che trovarono in Colombia, un bel pezzo di cuore dal quale sospirare belle nostalgie per la vecchia Italia.

E’ questo il mio paese; è questa la sua cultura. Un paese che comunque vuol rinascere dalle ceneri con la speranza della sensatezza per costruire la patria sognata per noi e per i nostri figli, una repubblica democratica e moderna senza odio né cattiva ambizione che tanto Jaime ci inviata a seguire.

Con cariño
Nelson Prisciliano Beltrán Casallas
Macerata (MC), Settembre  di 2011

P.S.
Domenica 25 Settembre ho partecipato alla 19° Marcia per la pace, da Perugia ad Assisi, e mentre camminavo per l’Umbria pensavo al mio paese e pregavo per questa benedetta terra. L’immaginavo in pace, con le parole di pentimento di tutti quelli che hanno fatto piangere dal dolore, ma soprattutto pregavo perché i miei connazionali togliessero e dimenticassero dal loro cuore la parola GUERRA. Aggiungo questo commento per farvi sapere che ci sono alcuni che dicono che parole come le scritte in questo documento vanno contro “gli interessi della patria” e fanno parte degli “amici del terrorismo”. In una guerra non ci sono buoni e cattivi. La guerra è cattiva da sé; solo può condurre alla morte e porta tristezza e miseria.



[2] Wade Davis. El Rio. Banco de la República – Ancora editores. 2001. Bogotá, Colombia.
[3] http://www.youtube.com/watch?v=yMS4J6Gp6e4
[4] Medico genetista e sociologo colombiano, considerato il padre della genetica medica in America Latina.
[6] Ruben Jaramillo Vélez. Modernidad y Moralidad en Colombia. 1999. Bogotá. ¿Qué universidad para qué sociedad. Universidad Distrital. 1989 http://desarrollo.ut.edu.co/tolima/hermesoft/portal/home_1/rec/arc_25253.pdf
[7] http://www.caracol.com.co/audio_programas/programas/la-luciernaga/programa/130990.aspx

Personalmente ho trovato l'articolo molto molto interessante, ed ha fatto luce anche su un paio di cose che non conoscevo. Spero vivamente possa essere lo stesso anche per voi lettori del blog. Per qualsiasi cosa, lasciate pure i vostri commenti, anche se credo che a Nelson non dispiacerá se vi dico che lo potrete contattare direttamente su facebook.


Approfitto per dirvi che ... me ne vado in vacanza ... peró continueró a scrivervi e a rispondere alle vostre mail da una ridente e soleggiata localitá "vacanziera" della costa Messicana. =) Cuídense, queridos amigos ... charlamos pronto!!

giovedì 15 settembre 2011

Investire in Colombia: comprare un taxi

Molte persone, molto spesso, mi scrivono per chiedermi la stessa cosa: ma conviene investire in Colombia? Con quali modalità? Che business sono possibili? Con che rendimento? Invariabilmente, ma dipendendo dal tipo di affare che si cerca, la mia risposta è sempre la stessa: dipende.

Dipende dal business, dipende dal capitale, dipende da che tipo di rendimento vi aspettate, dipende se volete ottenere una rendita per trasferirvi in Colombia o per riceverla in Italia, dipende se volete reinvestire, se volete una rendita a breve, medio o lungo termine.

Dipende. Punto. =D

Una flotta di taxi a Bogotá.










Si, lo so che non pare una gran risposta, ma seguite il mio ragionamento per un attimo e vediamo se alla fine mi darete ragione...

...non tutti sono businessman con il pallino per gli affari, con una preparazione solida sul tema, con masters in economia, che lavorano in investimenti finanziari, e cose simili, quindi alle volte tocca spiegare le cose da un punto di vista semplice e che sia comprensibile a tutti. Anche perché sapete che io sono Architetto, e pur con la facilità di poter capire al volo alcune cose strettamente finanziarie, il mio lavoro non mi porta a gestire determinate cose. =)

Quello che cerco di dire è ... se io vi dicessi che investire in Colombia conviene perché l’economia è cresciuta al ritmo di un 4% annuo negli ultimi cinque anni, perché è aumentato il PIL (che qui si chiama PIB – Producto Interno Bruto), perché è un paese dove c’è molta manodopera specializzata e dove la normativa sul lavoro è flessibile (secondo indice IMD 2011), perché sono stati aperti vari TLC (trattati di libero commercio), perché il Doing Business 2011 ha classificato Colombia come terza in Latino America per poter fare affari, perché c’è stabilità giuridica nei contratti garantita dallo Stato, perché le facilitazioni fiscali per aprire un’attività o per importare capitali sono moltissime, perché l’inflazione è al 3,2%, perché è l’economia n° 36 nel mondo, eccetera, eccetera, chi di voi non direbbe: ok, però stringi, non capisco cosa vuoi dire ... conviene o no?

Cambiamo la domanda, quindi ... investire in Colombia è più redditizio che in Italia?

Si ... questo ve lo posso dire con assoluta certezza. =)

In quali settori?

In molti settori ... ed uno di questi potrebbe essere il famoso “negocio de los taxis”... ma vediamolo in dettaglio, produciamo numeri, lasciamo che sedimentino, cosicché ciascuno si possa fare i propri conti, le proprie considerazioni e possa pensarlo più da vicino senza “fantasticarlo” e senza lasciarsi prendere da facili entusiasmi. La doverosa premessa è che i numeri che vi porrò all’attenzione sono di Bogotá, quindi non valgono per altre città per ovvi motivi (la cara vecchia teoria della domanda e dell’offerta in primis).

 Hyundai Atos ... il taxi piú comprato a Bogotá.











In Colombia un taxi si compra con un “cupo”, che altro non è che la licenza per esercitare, ed in questo preciso momento a Bogotà un taxi Atos (Hyundai), 1.100 di cilindrata, 4 cilindri con 12 valvole, ed una potenza di 58cv, costa 100 milioni di pesos (circa 40.000 €) incluso il cupo che vale per il 60% di questo capitale iniziale (circa 24.000 €). Il cupo e il taxi non possono essere dissociati l’uno dall’altro, il che significa che una volta che il taxi ha terminato la sua vita utile e si rottama, il cupo non potrà essere riutilizzato. Per questo tutti i taxi che entrano nel servizio di trasporto devono essere rigorosamente nuovi ... e comunque essendo un business che molti considerano appetibile, le norme che lo regolano sono innumerevoli.

Comunque il binomio taxi-cupo associato alle varie normative fa si che il numero dei taxi in circolazione sia strettamente controllato... si, per una questione ambientale, ma non solo... pensateci... sarebbe un problema di sovra offerta che genererebbe competizione sleale e quindi ridurrebbe le possibilità di business, perché quello dei taxi non è un affare solo per chi compra... .

E’ doveroso dirvi che comunque c’è un “buco normativo” in questo binomio: non tutti i taxi nuovi hanno un cupo nuovo... ci sono particolari condizioni per le quali un cupo vecchio può essere venduto per essere inserito su un taxi nuovo, e la cosa è perfettamente regolare. Era uscito un articolo qualche mese fa sul quotidiano El Tiempo che metteva in guardia dallo sfruttare questo ... come definirlo ... inganno normativo, perché alcaldia e secretaría distrital de movilidad ne erano a conoscenza, e avrebbero promulgato una legge retroattiva per togliere la licenza ai quasi cinquemila taxi in più che erano entrati in servizio sulla base di questo “buco”.

Uno sciopero dei tassisti a Bogotá.
















Attualmente i taxi in servizio a Bogotà sono nell’ordine delle 55.000 unità, ed hanno la “pico y placa” (giorni nei quali il veicolo non circola per motivi ambientali) per due giorni al mese.

Prima che valutiate l’acquisto di un taxi, vi faccio due raccomandazioni importantissime: intanto datelo in mano ad un autista onesto, meglio se conosciuto, ma soprattutto dovete avere un’officina meccanica (taller de mecànica) di fiducia presso la quale mandare il veicolo per le revisioni di routine. Questo perché le normali condizioni contrattuali che si fanno con un’autista di taxi escludono tutti i lavori di sistemazione, revisione e messa a punto del veicolo ... l’unica cosa che è a carico dell’autista è la benzina (a 8.400 pesos -3,36€- il gallone ... colombiano o internazionale che sia), e a metà viene pagato il radiotelefono collegato al centralino di una delle decine di compagnie di radiotaxi esistenti. Il costo dell’affiliazione e del radiotelefono è di 50.000 pesos mensili (20 €).

Le possibilità contrattuali di un taxi sono molte, ma vi descrivo le tre più utilizzate:

- giorni di lavoro da lunedì a sabato con quello che si definisce “día largo”, ovvero il conducente passa a prendere il taxi alla casa del proprietario alle sei di mattina, e lo restituisce alle sei di sera. Il proprietario richiede 70.000 pesos (28 €) al giorno che devono essere pagati ogni fine settimana. La domenica il conducente può usare il taxi in orario ridotto, di solito otto ore, e di norma il proprietario chiede un pagamento che sta intorno ai 50.000 pesos (20€).

- giorni di lavoro da lunedì a domenica con due turni di dodici ore ciascuno. Il taxi lavora ventiquattro ore al giorno e il proprietario richiede all’autista del turno di giorno 70.000 pesos (28€) quotidiani, mentre all’autista del turno di notte non più di 35.000 pesos (14€). Il taxi si ferma dal proprietario o nell’officina meccanica solo nei giorni di pico y placa.

- si dà il taxi in mano a una compagnia che per quattro anni amministra turni, pagamenti, revisioni, messe a punto, sistemazioni ... in pratica ci si disinteressa totalmente del proprio investimento, e si riceve a cambio una somma che va da 40.000 a 60.000 pesos (mediamente 20 €) al giorno. Ovviamente queste compagnie spremono i taxi al massimo...

Ed ora ... il capitale iniziale ce l’avete, considerate la vita media di un taxi come otto anni, l’aumento del costo della vita si attesta sul 3% annuo (media degli ultimi anni), i giorni utili di lavoro li mettiamo come 28 (per “pico y placa”), il costo del radiotelefono ce l’avete, un ... che dite ...15% mensile per costi meccanici? Calcolatrice alla mano e ... tempestatemi pure di domande per risolvere eventuali dubbi o per cose che potrei aver dimenticato. =)

Questa é una tabella tipo dei prezzi delle corse dei taxi ... é stata presa da questo URL sul quale trovate un altro paio di informazioni utili, come ad esempio alcuni prezzi standard delle corse.



Personalmente ritengo piú redditizi altri tipi di investimento, come quelli sugli immobili, ma non si sa mai ... comunque per le informazioni utili alla stesura di questo articolo ringrazio moltissimo M.Gómez.