lunedì 26 settembre 2011

Cultura di Colombia: un articolo di Nelson Prisciliano Beltrán Casallas.

Pubblico qui un articolo che viene dall'italianissima Macerata, dove vive l'amico Nelson Prisciliano che gentilmente ha voluto lasciare a tutti i lettori del blog una testimonianza culturale di questo querido país che é Colombia. Il titolo é bellissimo ...

Colombia: gioco di mille amori e una rabbia

"A Úrsula la enterraron en una cajita que era apenas más grande que la canastilla en que fue llevado Aureliano, y muy poca gente asistió al entierro, en parte porque no eran muchos quienes se acordaban de ella, y en parte porque ese mediodía hubo tanto calor que los pájaros desorientados se estrellaban como perdigones contra las paredes y rompían las mallas metálicas de las ventanas para morirse en los dormitorios. Al principio se creyó que era una peste. Las amas de casa se agotaban de tanto barrer pájaros muertos, sobre todo a la hora de la siesta, y los hombres los echaban al río por carretadas. El domingo de resurrección, el centenario padre Antonio Isabel afirmó en el púlpito que la muerte de los pájaros obedecía a la mala influencia del Judío Errante, que él mismo había visto la noche anterior."



Le manifestazioni artistiche sono riflessi e riflessioni di una cultura, sia perché rispecchiano quello che ha in abbondanza, sia perché corrispondono ai desideri delle cose mai avute. Fra queste estetiche e creative vie di accesso, è magari la letteratura quella che gode di maggiore libertà e si permette  l’arbitrio di confonderci la realtà con l’assurdo dell’inverosimile, con immagini capaci di svegliare i sensi e disperare la pelle con il caldo o schiacciarci le ossa dal freddo nelle narrazioni dei posti che descrive. E’ il suo lavoro. A che servirebbe l’impegno della letteratura se non si producesse questa reazione fisiologica e mentale tra l’opera e il lettore? 

E’ proprio questa sensazione che viene materializzata in ogni pagina del libro più famoso della letteratura colombiana e fra quelli della latinoamericana, che si è guadagnato un posto nello scaffale d’oro delle opere universali tradotto in più di 35 lingue: Cent’anni di solitudine, di Gabriel García Márquez, esempio di eccellenza del genere realismo magico americano. Senz’altro la forma più dilettante ed edonista di conoscere l’idiosincrasia del gene colombiano.  

Però per inserirsi e comprendere la cultura colombiana attraverso le sue opere bisogna circondarla dall’ottica geografica, ontologica e politica che copre il panorama che la germina. Colombia è la vantaggiosa “casa de la esquina”[1] del Continente Americano, attraversata dal sud ovest al nord, dalla maestosa catena montuosa di Los Andes, che divide il paese in due grandi parti. Nelle tre braccia della cordigliera si trovano le principali città e centri amministrativi nazionali dispersi nel gioco strepitoso della sua topografia. Ai loro piedi, puntando verso meridione, infinite pianure, valli e foreste allucinanti si stendono al punto da fare confondere i punti cardinali nella densità dell’Amazzonia tra i confini con il Brasile e Venezuela. Senza dimenticare che in mezzo a questa vastità di etnobiologia[2], si alza come enigmatico labirinto dell’immaginazione divina, isolata al nord in riva al mare caraibico, un’imponente ed esorbitante montagna di selva e neve, alta fino ai 6000 metri e grande quanto la regione del Veneto italiano: la sacra Sierra Nevada de Santa Martha. Essa concorre in stupefacente gara di bellezza con la selva umida del Choco lungo la riva dell’oceano Pacifico, dal confine con l’Ecuador fino a Panamá, patrimonio dell’umanità in cui si sono spostati i discendenti degli schiavi rapiti e portati via dalla grande Africa 500 anni fa che oggi conformano un’ampia, orgogliosa e allegra comunità[3] da ritmo di tamburi e le note della gaita impressi nell’anima e tante volte dimenticata dalla centralità del potere bianco. 

Una gaita "macho", caratteristica delle cumbias. Immagine presa dal blog victorserpavillalobos

L’ubicazione sulla linea equatoriale fornisce Colombia di uno stesso clima tutto l’anno (tranne le epoche di piogge e tempo secco), ciò vuol dire che si scende da una città alta 2600 metri sul mare e 17° a mezzogiorno a un paesino sui 1400 metri e una temperatura di 30° in un percorso di 100 chilometri (ora e mezza di viaggio). L’ampia e generosa varietà geografica e climatica rende la Colombia un paradiso idrico, ricco di mille frutti, cereali e verdure, di infinite risorse geologiche come minerie d’oro, ferro, platino, carbone e tutto quanto la metallurgia e l’oreficeria desiderano. La grata distribuzione di questa varietà  influisce notevolmente sul comportamento degli abitanti domiciliati nelle regioni chiamate “Departamentos”; regioni molto diverse fra loro, diverse in clima e paesaggi, a cui il medico genetista Emilio Yunis[4] accredita le caratteristiche della particolare personalità del colombiano, invece di aggiudicarla alla fusione genetica del sangue spagnolo con quello locale. In questo modo di cancella l’idea si essere “regionalistas, aprovechados, avivatos, muy trabajadores, inteligentes, recursivos y creativos” a causa dell’eredità pirata di quelli che arrivarono con Colombo.

Nel suo libro, il dottor Yunis spiega scientifica e storicamente le ragioni per cui Colombia diventa un mucchio di regioni isolate con tendenza all’endogamia e il razzismo (sempre interno), regioni che però condividono tutte la stessa lingua spagnola, con varietà di cadenza e modismi, naturalmente. Ci sono, certo, le comunità indigene, con autonomia culturale e linguistica, popoli pre-europei, padroni originali e vigili mistici del Continente. Fu questa vastissima diversità a colpire e stupire Cristoforo Colombo, il quale narra nei suoi diari di viaggi lo stesso stupore che poi verrà narrato, con perplessità, dalle spaventate menti dei primi cronisti europei e nei silenziosi e prudenti fogli del secolo XVI come  fece Fray Bartolome de las Casas nel suo libro Brevísima relación de la destrucción de las Indias[5]  nel 1552. E’ questa ricchezza biologica senza paragone nel mondo la causa prima che spiega il nostro passato, presente e futuro dalla cultura all’economia. Una condizione che modella il pensiero collettivo e condiziona i sistemi di mercato.

Quelli stessi “conquistatori”, fuggiti da una Spagna invasa dall’oscurantismo angosciante e conseguente alle decisioni religiose ed interne, fornirono al Continente e alla Colombia la dogmatica genesi ontologica della tradizione cattolica in cui crebbe e credette e ancora crede il popolo americano, al punto che oggi è ancora possibile trovare ideologie  ferme nel tempo, come un racconto medievale con le pericolose conseguenze della dualità aristocrazia – chiesa che comandano i destini politici della nazione, che persino alla luce del secolo XXI e un sincretismo delle culture  universali, lotta contro l’autonomia accademica che richiama e argomenta con giusta ragione una Modernità assente[6]. .Questa imposizione, non con poca violenza, ha modellato l’immaginario collettivo di una popolazione assolutamente rurale migrata alle incipienti città soltanto a partire della seconda metà del secolo XX, in gran parte spinti dalle crudeli guerre civili nella campagna, guerre mai riconosciute. Oggi, questi borghi sono diventati grandissime città, commistione disordinata di avanguardie architettoniche, gioielli urbanistici, quartieri bohemien, sistemi e reti e di comunicazioni di ultima tecnologia uniti alla precarietà da nascondere nelle periferie. Una società del tutto o niente, una società in cui quello che non si trova è perché non esiste e se non esiste, lì, se l’inventano.

Un'immagine di Bogotá. Vi consiglio di visitare il blog nel quale l'ho trovata: d-campos-bta

La società colombiana del 2011 percorre un agitato periodo di incredulità dove tutto è possibile per rendere l’economia interna un bastone per l’indipendenza e la crescita senza limite o può secolarizzare le sue violentissime problematiche belliche per uno sterile futuro che nessuno vuol riconoscere nelle stupide guerre fra fratelli.

Voi italiani non dovete più chiedere cosa c’è per voi in questa terra; domandatevi e diteci cosa offrite per fare di questa casa, la vostra nuova casa. Inseritevi nella nostra società come uno di noi, fate la spesa e chiedete lo sconto come uno di noi. In questa casa c’è tutto per tutti, bisogna solo avere buon senso, iniziativa di imprenditore libero e amare il suolo che vi sostiene in piedi. In Colombia diciamo: “Chi se ne va non manca e chi arriva non ingombra”, ossia nel nostro paese sono e siete tutti benvenuti; noi abbiamo un fascino per il forestiero, per lo straniero. Ci piace ascoltare storie di mondi lontani e diversi, il nostro udito é sempre affamato dalle avventure dei viaggiatori. In Colombia non esiste un senso di xenofobia, non crediamo che quelli che arrivano “ci rubano il lavoro” e sappiamo che quelli che rubano qualcosa, rubavano già nei loro paesi. 

Colombia nel secolo XXI non è lontana dalla geopolitica del globo. In Colombia, quelli che hanno sempre governato obbediscono agli ordini e applicano le decisioni che vogliono omologare il mondo in quel sospettoso nuovo ordine mondiale che nessuno conosce ma tutti subiscono, che ci costringe a lavorare di più per guadagnare di meno senza nessuna garanzia, senza assicurazione medica né pensione e certo, senza investimento all’educazione pubblica.
Per questo, Colombia sarà sempre mossa da una dinamica della contrarietà. Sembra inerente alla natura di questa magica terra il sopportare all’ infinito l’equilibrio cosmico fra il bene e il male, fra verosimile e assurdo e il tutto a seconda dell’arbitrio passionale dei suoi abitanti che li può rendere  gli essere più tranquilli e gentili del mondo e fare di questo pezzo del mondo il migliore dei mondi, oppure perpetuarsi nella decadenza e la tristezza e le lacrime di cent’anni di solitudine.
Bene. Avendo dato un po’ un’occhiata a questi necessari punti di riferimento, passerò a elencarvi dei libri, film e telenovele (sì, perché no?) che descrivono attraverso le lettere e il riso la meravigliosa e enigmatica terra dell’ambiguità:  fra l’amore e l’odio


Immagine presa da questo link nel quale troverete "unas cositas interesantes sobre Colombia"

Vi avevo già accenato che in 100 anni di solitudine si riassume con molta chiarezza la colombianità. Per sapere di più sulla visione del mondo indigeno, le piante allucinogene, lo sviluppo botanico del mondo e l’esplodere dell’industrializzazione del caucho, costituisce lettura obbligata il libro “El Río” di Wade Davis, del quale c’è la versione in spagnolo e in inglese. Poi, ci divertiamo un po’ e potrete vedere un film di 25 anni fa: “L’ambasciatore dell’India”, che descrive la sottile linea che separa l’ingenuità dalla stupidaggine e che prende come modello di valori l’antivalore del “rebusque”. Continuiamo con l’elenco (vi ricordo che è obbligatorio): un testo piccolo e facile, che pare di più un saggio è “¿Dónde está la franja amarilla?” di William Ospina, giovane scrittore che ha avuto un grande successo nella narrativa attuale con la sua fantastica trilogia iniziata con “Ursua” e poi con “Il país de la canela”. Magnifici!. La terza parte non è stata ancora pubblicata.  E’ una narrativa che descrive fedelmente il processo della “Conquista” e scatena con magia e virtù dei bei romanzi, gli avvenimenti violenti e spietati in mezzo alla magnificenza della natura americana.

Torniamo al cinema per vedere “La estratégia del Caracol” di Sergio Cabrera. Semplicemente una figata. L’anarchia e la brillantezza dell’ingegno colombiano. E mi viene in mente un altro film bellissimo, produzione colombo-italiana con Ornella Muti, basato sul libro di García Márquez “Crónica de una muerte anunciada”. Imperdibile. Da un punto di vista fondamentale e accademico, gli scritti del professore Rubén Jaramillo Vélez: “Colombia: La Modernidad postergada”, “Moralidad y Modernidad en Colombia” e “¿Qué universidad para qué sociedad?” vi daranno degli strumenti utili per comprendere la formazione della coscienza del paese. Il professor Jaramillo ha guidato le generazioni della filosofia, dell' antropologia e della sociologia nelle università di tutta Colombia e i suoi scritti vengono corredati da una narrativa eccezionale, leggera e affascinante con la serietà e precisione della verità scientifica e il gusto dei bei romanzi. Come vi avevo già scritto, il libro del genetista Emilio Yunis ¿Por qué somos así? aggiunge altri elementi preziosi per saper come sono i colombiani, sempre in un linguaggio per il pubblico “normale”, per il cittadino “de a pié”.

La estratégia del caracol - Trailer - Sergio Cabrera - Colombia 1993

La destinata fusione di culture che iniziò a partire del 1492 cambiò i rapporti universali in un tutte le immediatezze della vita odierna. Cosa sarebbe dell’Italia senza el Tomate, il mondo intero senza le patate, il cioccolato, il mais e il tabacco? Tutti regali della natura, endemici di questa terra americana. E noi, cosa avremmo fatto senza il riso, lo zucchero, le arance, le galline, i maiali e le mucche? La gastronomia si esprime con delicatezza in una saporita opera intitolata “Cartagena de Indias en la olla”, versione di pubblicazione recente in spagnolo e inglese, di Teresita Roman De Zurek.

Per concludere, vi consiglio vedere sul Youtube i video di un programma molto ironico e di un finissimo umorismo nero, fatto in formato “cartoon” di due provocatori specimen: Santiago Maure e Martín de Francisco. In questa scriteriata produzione si mostra la Colombia della strada, dell’ufficio, della politica e dello spettacolo; se la descrive senza scrupoli né censura, il suo nome “La Tele”. Della televisione possiamo riscattare due “telenovelas” che colpirono il pubblico per le loro innovazione con la mescolanza di umorismo, dramma  e un copione affasciante: “Café, con aroma di mujer” e “Yo soy Betty la fea”. Tutte e due hanno potuto rispecchiare la società urbana della capitale e il mondo della coltivazione e l’industria del caffè nelle bellissime fattorie del “eje cafetero”. Entrambe ebbero un grande successo che permise loro di essere tradotte in varie lingue e che ancora oggi si possono vedere nella televisione italiana (a pagamento). Grazie alla tecnologia dell’internet, potete allenare il vostro udito linguistico nell'ascoltare i diversi accenti e le modulazioni dello spagnolo colombiano; dopo potete ridere e aggiornarvi sugli avvenimenti di tutti i generi se ascoltate il programma di radio La Luciernaga de Caracol Radio. Un geniale radio giornale, mix di notizie, umore politico e la tipica furbizia colombiana[7]


Non potrei andarmene senza fare riferimento a un giovane pedagogo, giornalista, umorista e imitatore senza precedenti nella storia di Colombia: Jaime Garzón Forero, assassinato 12 anni fa per “sapere molto” su quelle menzogne e vicissitudini della realtà politica di un paese che senza pentimento è capace di ammazzare il riso prima di “perdere tempo in discussioni”. Jaime fu ammazzato perché sarebbe stato “la palla al piede” per una vergognosa e corrotta dittatura civile che prese il potere durante otto tristissimi e decadenti anni in cui il bilancio delle passione e la polarizzazione si inclinò a causa dei sofismi mediatici. Un nero periodo nella storia contemporanea in cui i colombiani si sono odiati reciprocamente (o li hanno fatti odiarsi) come in pochi periodi della vita, che però paradossalmente unificò le comunità scientifica, medica, giuridica, accademica e artistica e gli occhi dell’opinione internazionale fissarono lo sguardo con attenzione per non sentirci più abbandonati.  

Jaime Garzón Forero nella statua a lui dedicata a Bogotá.

Ho tentato di scrivervi alcune parole senza altra pretesa di quella di esortarvi ad approfondire, amare e insegnarci le cose che avete da condividere. Penso siano sufficienti per darvi una prima mano nel complesso processo di “capire” i colombiani, che però voi stessi potete completare, confermare o rifiutare a seconda delle vostre esperienze. Resteranno fuori dall’elenco molti altri esempi di colombianità, come il nuovo cinema colombiano, i libri di German Arciniegas e German Castro Caycedo, ecc. 

Tutti i testi e i film sono stati scritti in lingua spagnola, tranne quello di cucina, ma a questo punto direi che dovrete essere in grado di capirlo, o almeno di iniziare il corso di lingua con questi testi. Comunque il linguaggio non è mica difficile. Se guardate “La Tele” troverete lo spagnolo “colombiano”, in speciale quello di Bogotà, nella sua massima espressione. Nel frattempo, amici miei, cioè, se non siete ancora in Colombia, vi invito ad attraversare la linea del tempo e andare indietro nel passato per condividere i pomeriggi accanto i saggi abitanti di un epoca veramente “dorada”. Andate pure al Museo dell’oro[8], a Bogotà, un posto unico nel mondo dove le Gioconde e il mistero stanno dovunque guardiate. Poi cambiate finestra e troverete tutti i clima in un solo clima, un piccolo viaggio per la densità nel giardino del rilassamento: il “Jardín Botánico[9]; le città principali ne hanno uno: proprio per visualizzare  il fenomeno surrealista quando Aureliano Buendia chiuse gli occhi per sempre e mille farfalle gialle danzarono con allegria e tristezza, fate omaggio alla sua ostinata memoria e visitate il “Mariposario” di Calarcà, Quindio. Siccome siete lì, andate subito al Parque Nacional del Café[10]. Il viaggio finale è contrastante: potete sentire il silenzio delle stelle e i dei pianetti[11], oppure dovete stare attenti e fare voi il silenzio per sentire la foresta parlare e fate attenzione a gli occhi degli spiriti che vi guardano dalle dimensioni che ancora non conoscete[12].

Il Mariposario di Calarcá. Immagine che potrete vedere nel blog funcrear2008

E’ curioso e non viene mai divulgato il forte vincolo che è sempre esistito fra l’Italia e la Colombia, neanche i colombiani gli danno retta. Al di là di Colombo e Amerigo Vespucci, molti italiani si sono trovati al loro agio in queste terre. Solo si deve pensare che l’inno nazionale è stato composto musicalmente da un italiano, che l’Istituto Geografico di Colombia prende il suo nome dal militare e cartografo italiano Agostino Codazzi, la cui vita sembra fosse stata quella di un avventuriero americano. Sono molti gli esempi di questa fraternità e molti sono i cittadini anonimi e nonne fuggite dalle guerre per salvare, nella vita che trovarono in Colombia, un bel pezzo di cuore dal quale sospirare belle nostalgie per la vecchia Italia.

E’ questo il mio paese; è questa la sua cultura. Un paese che comunque vuol rinascere dalle ceneri con la speranza della sensatezza per costruire la patria sognata per noi e per i nostri figli, una repubblica democratica e moderna senza odio né cattiva ambizione che tanto Jaime ci inviata a seguire.

Con cariño
Nelson Prisciliano Beltrán Casallas
Macerata (MC), Settembre  di 2011

P.S.
Domenica 25 Settembre ho partecipato alla 19° Marcia per la pace, da Perugia ad Assisi, e mentre camminavo per l’Umbria pensavo al mio paese e pregavo per questa benedetta terra. L’immaginavo in pace, con le parole di pentimento di tutti quelli che hanno fatto piangere dal dolore, ma soprattutto pregavo perché i miei connazionali togliessero e dimenticassero dal loro cuore la parola GUERRA. Aggiungo questo commento per farvi sapere che ci sono alcuni che dicono che parole come le scritte in questo documento vanno contro “gli interessi della patria” e fanno parte degli “amici del terrorismo”. In una guerra non ci sono buoni e cattivi. La guerra è cattiva da sé; solo può condurre alla morte e porta tristezza e miseria.



[2] Wade Davis. El Rio. Banco de la República – Ancora editores. 2001. Bogotá, Colombia.
[3] http://www.youtube.com/watch?v=yMS4J6Gp6e4
[4] Medico genetista e sociologo colombiano, considerato il padre della genetica medica in America Latina.
[6] Ruben Jaramillo Vélez. Modernidad y Moralidad en Colombia. 1999. Bogotá. ¿Qué universidad para qué sociedad. Universidad Distrital. 1989 http://desarrollo.ut.edu.co/tolima/hermesoft/portal/home_1/rec/arc_25253.pdf
[7] http://www.caracol.com.co/audio_programas/programas/la-luciernaga/programa/130990.aspx

Personalmente ho trovato l'articolo molto molto interessante, ed ha fatto luce anche su un paio di cose che non conoscevo. Spero vivamente possa essere lo stesso anche per voi lettori del blog. Per qualsiasi cosa, lasciate pure i vostri commenti, anche se credo che a Nelson non dispiacerá se vi dico che lo potrete contattare direttamente su facebook.


Approfitto per dirvi che ... me ne vado in vacanza ... peró continueró a scrivervi e a rispondere alle vostre mail da una ridente e soleggiata localitá "vacanziera" della costa Messicana. =) Cuídense, queridos amigos ... charlamos pronto!!

giovedì 15 settembre 2011

Investire in Colombia: comprare un taxi

Molte persone, molto spesso, mi scrivono per chiedermi la stessa cosa: ma conviene investire in Colombia? Con quali modalità? Che business sono possibili? Con che rendimento? Invariabilmente, ma dipendendo dal tipo di affare che si cerca, la mia risposta è sempre la stessa: dipende.

Dipende dal business, dipende dal capitale, dipende da che tipo di rendimento vi aspettate, dipende se volete ottenere una rendita per trasferirvi in Colombia o per riceverla in Italia, dipende se volete reinvestire, se volete una rendita a breve, medio o lungo termine.

Dipende. Punto. =D

Una flotta di taxi a Bogotá.










Si, lo so che non pare una gran risposta, ma seguite il mio ragionamento per un attimo e vediamo se alla fine mi darete ragione...

...non tutti sono businessman con il pallino per gli affari, con una preparazione solida sul tema, con masters in economia, che lavorano in investimenti finanziari, e cose simili, quindi alle volte tocca spiegare le cose da un punto di vista semplice e che sia comprensibile a tutti. Anche perché sapete che io sono Architetto, e pur con la facilità di poter capire al volo alcune cose strettamente finanziarie, il mio lavoro non mi porta a gestire determinate cose. =)

Quello che cerco di dire è ... se io vi dicessi che investire in Colombia conviene perché l’economia è cresciuta al ritmo di un 4% annuo negli ultimi cinque anni, perché è aumentato il PIL (che qui si chiama PIB – Producto Interno Bruto), perché è un paese dove c’è molta manodopera specializzata e dove la normativa sul lavoro è flessibile (secondo indice IMD 2011), perché sono stati aperti vari TLC (trattati di libero commercio), perché il Doing Business 2011 ha classificato Colombia come terza in Latino America per poter fare affari, perché c’è stabilità giuridica nei contratti garantita dallo Stato, perché le facilitazioni fiscali per aprire un’attività o per importare capitali sono moltissime, perché l’inflazione è al 3,2%, perché è l’economia n° 36 nel mondo, eccetera, eccetera, chi di voi non direbbe: ok, però stringi, non capisco cosa vuoi dire ... conviene o no?

Cambiamo la domanda, quindi ... investire in Colombia è più redditizio che in Italia?

Si ... questo ve lo posso dire con assoluta certezza. =)

In quali settori?

In molti settori ... ed uno di questi potrebbe essere il famoso “negocio de los taxis”... ma vediamolo in dettaglio, produciamo numeri, lasciamo che sedimentino, cosicché ciascuno si possa fare i propri conti, le proprie considerazioni e possa pensarlo più da vicino senza “fantasticarlo” e senza lasciarsi prendere da facili entusiasmi. La doverosa premessa è che i numeri che vi porrò all’attenzione sono di Bogotá, quindi non valgono per altre città per ovvi motivi (la cara vecchia teoria della domanda e dell’offerta in primis).

 Hyundai Atos ... il taxi piú comprato a Bogotá.











In Colombia un taxi si compra con un “cupo”, che altro non è che la licenza per esercitare, ed in questo preciso momento a Bogotà un taxi Atos (Hyundai), 1.100 di cilindrata, 4 cilindri con 12 valvole, ed una potenza di 58cv, costa 100 milioni di pesos (circa 40.000 €) incluso il cupo che vale per il 60% di questo capitale iniziale (circa 24.000 €). Il cupo e il taxi non possono essere dissociati l’uno dall’altro, il che significa che una volta che il taxi ha terminato la sua vita utile e si rottama, il cupo non potrà essere riutilizzato. Per questo tutti i taxi che entrano nel servizio di trasporto devono essere rigorosamente nuovi ... e comunque essendo un business che molti considerano appetibile, le norme che lo regolano sono innumerevoli.

Comunque il binomio taxi-cupo associato alle varie normative fa si che il numero dei taxi in circolazione sia strettamente controllato... si, per una questione ambientale, ma non solo... pensateci... sarebbe un problema di sovra offerta che genererebbe competizione sleale e quindi ridurrebbe le possibilità di business, perché quello dei taxi non è un affare solo per chi compra... .

E’ doveroso dirvi che comunque c’è un “buco normativo” in questo binomio: non tutti i taxi nuovi hanno un cupo nuovo... ci sono particolari condizioni per le quali un cupo vecchio può essere venduto per essere inserito su un taxi nuovo, e la cosa è perfettamente regolare. Era uscito un articolo qualche mese fa sul quotidiano El Tiempo che metteva in guardia dallo sfruttare questo ... come definirlo ... inganno normativo, perché alcaldia e secretaría distrital de movilidad ne erano a conoscenza, e avrebbero promulgato una legge retroattiva per togliere la licenza ai quasi cinquemila taxi in più che erano entrati in servizio sulla base di questo “buco”.

Uno sciopero dei tassisti a Bogotá.
















Attualmente i taxi in servizio a Bogotà sono nell’ordine delle 55.000 unità, ed hanno la “pico y placa” (giorni nei quali il veicolo non circola per motivi ambientali) per due giorni al mese.

Prima che valutiate l’acquisto di un taxi, vi faccio due raccomandazioni importantissime: intanto datelo in mano ad un autista onesto, meglio se conosciuto, ma soprattutto dovete avere un’officina meccanica (taller de mecànica) di fiducia presso la quale mandare il veicolo per le revisioni di routine. Questo perché le normali condizioni contrattuali che si fanno con un’autista di taxi escludono tutti i lavori di sistemazione, revisione e messa a punto del veicolo ... l’unica cosa che è a carico dell’autista è la benzina (a 8.400 pesos -3,36€- il gallone ... colombiano o internazionale che sia), e a metà viene pagato il radiotelefono collegato al centralino di una delle decine di compagnie di radiotaxi esistenti. Il costo dell’affiliazione e del radiotelefono è di 50.000 pesos mensili (20 €).

Le possibilità contrattuali di un taxi sono molte, ma vi descrivo le tre più utilizzate:

- giorni di lavoro da lunedì a sabato con quello che si definisce “día largo”, ovvero il conducente passa a prendere il taxi alla casa del proprietario alle sei di mattina, e lo restituisce alle sei di sera. Il proprietario richiede 70.000 pesos (28 €) al giorno che devono essere pagati ogni fine settimana. La domenica il conducente può usare il taxi in orario ridotto, di solito otto ore, e di norma il proprietario chiede un pagamento che sta intorno ai 50.000 pesos (20€).

- giorni di lavoro da lunedì a domenica con due turni di dodici ore ciascuno. Il taxi lavora ventiquattro ore al giorno e il proprietario richiede all’autista del turno di giorno 70.000 pesos (28€) quotidiani, mentre all’autista del turno di notte non più di 35.000 pesos (14€). Il taxi si ferma dal proprietario o nell’officina meccanica solo nei giorni di pico y placa.

- si dà il taxi in mano a una compagnia che per quattro anni amministra turni, pagamenti, revisioni, messe a punto, sistemazioni ... in pratica ci si disinteressa totalmente del proprio investimento, e si riceve a cambio una somma che va da 40.000 a 60.000 pesos (mediamente 20 €) al giorno. Ovviamente queste compagnie spremono i taxi al massimo...

Ed ora ... il capitale iniziale ce l’avete, considerate la vita media di un taxi come otto anni, l’aumento del costo della vita si attesta sul 3% annuo (media degli ultimi anni), i giorni utili di lavoro li mettiamo come 28 (per “pico y placa”), il costo del radiotelefono ce l’avete, un ... che dite ...15% mensile per costi meccanici? Calcolatrice alla mano e ... tempestatemi pure di domande per risolvere eventuali dubbi o per cose che potrei aver dimenticato. =)

Questa é una tabella tipo dei prezzi delle corse dei taxi ... é stata presa da questo URL sul quale trovate un altro paio di informazioni utili, come ad esempio alcuni prezzi standard delle corse.



Personalmente ritengo piú redditizi altri tipi di investimento, come quelli sugli immobili, ma non si sa mai ... comunque per le informazioni utili alla stesura di questo articolo ringrazio moltissimo M.Gómez.

giovedì 8 settembre 2011

...respiriamo...

Il sito del Ministerio de Relaciones Exteriores ha cambiato faccia ... probabilmente non avevano ancora sistemato la pagina dei visti, ed era per quello che l'altro giorno ne mancavano un bel po' ... da qui lo spavento che ci avessero cambiato specifiche e regole per la seconda volta sotto il naso.

A parte che ne sarebbero capacissimi ... vedere solo quello che é successo il venti di giugno, prima del mio rinnovo, ma vi confermo che é tutto tornato come prima: stessi visti, con i requisiti "giá visti" e nel medesimo burocratese di sempre.

Il sito comunque é un po' piú completo, ora. Ci sono un paio di link interessanti sulla Colombia, alcune notiziole curiose... diciamo che hanno curato un po' di piú la vicinanza con lo straniero, nonostante la "botta" che hanno dato cancellando il visto come proprietari di negozio.

Quindi ... respiriamo ... e ci sentiamo presto con un paio di articoletti che stuzzicheranno i piú. =)

Nel frattempo domani venerdí 9 settembre, alle 15.00 ora colombiana, mi sposo!!! E come ho appena finito di dire alla mia metá ... sono le mie ultime sedici ore da single e nessuno mi ha portato a fare un addio al celibato decente. =D

mercoledì 7 settembre 2011

Niente panico...

Sono stato sul sito del Ministerio de Relaciones Exteriores, mezz'ora fa, per una casualitá che non sto a spiegarvi perché ha dell'assurdo ... e mi son reso conto che sono cambiate le specifiche di un visto che era quello di socio... cioé, é sparito proprio il visto come socio. Adesso ce n'é uno che si chiama negocios.

Ho letto la pagina di corsa perché non ho molto tempo, peró datemi un paio di giorni per verificare se ci sono stati cambi sostanziali nei visti dei quali abbiamo parlato e non iniziate a preoccuparvi senza motivo...

...vi posso anticipare comunque che non ho visto cambiamenti nel TT - Temporal Trabajador. Forse é un'impressione peró mi pare che abbiano in qualche modo "agilizzato" la lettura del burocratese nel quale erano scritte le specifiche dei visti qualche settimana fa... cosa buona da un punto di vista, pessima da un altro.

Intendo pessima perché l'impressione iniziale é che manchino dei "pezzi", cioé che non stiano dicendo esattamente tutto ció che é necessario per i vari visti.

Ma comunque faró una lettura piú approfondita e vi diró. Qualsiasi cosa, "stay tuned", vi scrivo presto.