mercoledì 7 dicembre 2011

Ristorazione in Colombia – considerazioni generiche


Tante volte mi è capitato di pensare, in particolar modo da quando ho aperto il blog, che noi italiani siamo un popolo “...di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori...” ma siamo anche e soprattutto un popolo di ristoratori.

Non sapendo cosa fare in una terra “nuova”, l’italiano si entusiasma oltre modo e comincia a fare programmi nel campo della ristorazione ... non senza una punta di incoscienza e (diciamo pure) due punte di ignoranza sul tema. Ma noi italiani siamo così ... splendidamente spontanei senza spesso porci alcun problema... e qualche volta le cose vanno anche bene. :)

Questo è ... un ristorante di pasta italiana qui a Bogotà. :) Se volete leggere qualcosa di ufficiale sulla gastronomia a Bogotà, andate qui.










Siete davvero la stragrande maggioranza a chiedermi cosa ne penso circa l’aprire un ristorante, o una pizzeria, o un “comida ràpida” in Colombia, e tutti avete avuto la stesse identiche risposte, tanto che alla fine mi son deciso a scrivere ‘sto articolo.

- il problema non è aprire, ma è avere ben chiari in testa i passaggi che si devono fare per aprire e le cose di cui avete bisogno per farlo

- il problema non è incontrare il locale, ma trovare chi vi può aiutare a farlo senza consigliarvi una zona che sarebbe una perdita in partenza e senza farvi spendere un capogiro per adattarlo

- il problema non è fare la pizza, per dire, ma trovare gli ingredienti, e soprattutto trovarli giusti per farla secondo gusto dei potenziali clienti. Una cosa fondamentale è che il palato dei colombiani è molto diverso dal nostro

- il problema non è improvvisarsi ristoratore, però molti (quasi tutti) non sanno che qui in Colombia si aprono e si chiudono decine di ristoranti tutte le settimane. Esistono centinaia di migliaia di “establecimientos de comercio para comida” da tutti i prezzi (e soprattutto costi), da tutte le qualità (da buco, a “osteria alla parolaccia” di Fantozziana memoria, fino a far impallidire le 3 stelle Michelin) e da tutte le varietà (ristoranti italiani -a bizzeffe-, francesi, tedeschi, svizzeri, mediterranei, africani, thailandesi, cinesi, turchi, greci, russi ...riempite di Nazioni a piacere...)

- il problema non è solo saper cucinare, ma trovare una maniera sempre differente per allietare i vecchi clienti ed attrarne di nuovi

- il problema è che ci vuole anche un po’ di umiltà nel comprendere che non state arrivando “novelli Cololmbo” in un paese dove non si sa assolutamente nulla sulla cucina italiana. Ricordate che chi ha un discreto portafogli, qui in Colombia, qualche viaggetto in Europa l'ha fatto.

Foto di una pizza presa da un blog di catering argentino. Volete sapere quanti ristoranti italiani (o pseudo tali) esistono nella sola Bogotà e dei quali esiste traccia in una guida pubblicitaria? Eccoli
Ad ogni modo, credo che in mancanza di fondi “importanti”, la domanda più importante non sia: che tipo di ristorante metto su? Ma bensì: che cosa mi posso re-inventare dell’esistente, o che cosa posso sfruttare di già inventato che in Colombia non c’è, o quanto può essere appetibile il mio locale per attirare i clienti come già fanno i locali della concorrenza (che non dimenticate hanno il vantaggio di esserci da parecchio prima di voi)?

A proposito ... non tralasciamo la questione più importante: non potete arrivare e fare quello che volete. Esistono delle normative ben precise in questo senso, e se i colombiani vengono assolutamente controllati perchè le rispettino, ve lo immaginate com’è per uno straniero?

Vi racconto questa ... un paio di mesi dopo aver aperto il mio negozietto di batterie, è uscita una legge che obbligava tutti i negozi ad apporre varie indicazioni di sicurezza (secondo il negozio), cartelli di divieti ed obblighi vari, estintore, botiquìn (che altro non è che l’armadietto dei medicinali, che inutile a dirsi non dovevano essere scaduti), e cose simili. Tutti i negozi della zona avevano esattamente 30 giorni per mettersi alla pari. Indovinate? Terminati i 30 giorni, guarda caso gli ispettori di controllo sono passati nella nostra zona con controlli a “macchia” e nemmeno a dirlo son passati prima da me...

Su questo sito trovate sempre delle cose interessanti su Bogotà e anche alcune normative per ciò di cui stiamo parlando...


Essere straniero, qui, ha anche dei vantaggi ... per esempio quando mi fermano i “chupas” (non li chiamate così, per carità!! Sono la stradale della Colombia, ma non apprezzano...), la prima cosa che faccio è sfoderare la cedula de extranjeria e nel 50% dei casi mi dicono: “vada, vada”. Si, 50 ... tre anni fa la percentuale era del 90. Ad ogni modo mi spiegava un policia che molte volte non controllano perchè la stragrande maggioranza degli stranieri è sempre, assolutamente, in regola. Sarà ... ?

Ma ci stiamo perdendo per una braga, come al solito. :D

Esistono persone che partono da un presupposto interessante che è di importare i prodotti della propria terra per utilizzarli nella cucina del proprio ristorante e per dare al cibo il tocco tutto personale dei nostri prodotti, o per venderli ai potenziali clienti innamorati di ciò che è made in Italy (e per nostra fortuna sono molti). Ora non voglio infrangere i sogni di nessuno, però l’importazione di prodotti alimentari non è una cosa alla portata di tutti, e bisogna stare attenti che quello che importate abbia un proprio “codice” nel librone delle importazioni della DIAN, altrimenti vi tocca andare all’INVIMA (Instituto Nacional de Vigilancia de Medicamentos y Alimentos) e richiedere delle analisi del prodotto per ottenere un codice di importazione ... ed è inutile dirvi che questo vi porta via tempo e soldi.


...e comunque (altra regola d’oro) non fidatevi del primo importatore, o della prima SIA (Sociedad de Intermediación Aduanera), che incontrate...

...e comunque non tutto si può importare. Esistono beni che sono considerati mercato strettamente interno, ed importarli può trasformarsi in una disavventura ed in perdite notevoli...

Io comunque non ho mai importato alimentari (me ne guardo bene dal farlo, mi ritengo troppo ignorante in materia e non ha niente a che vedere con il mio settore di competenza), perciò conosco marginalmente la questione INVIMA. Non mi è chiaro se basta il codice, per dire, “prosciutto crudo di Parma”, o è necessario il codice “prosciutto crudo di Parma, prodotto nello stabilimento X, della partita di prosciutti Y, nell’anno Z, con specifiche K, eccetera”. Qualcuno ne sa di più sul tema per far luce?

A favore c’è che l’importazione di prodotti alimentari italiani (almeno a Bogotà) è una realtà consolidata e c’è un mercato florido con differenze notevoli nei prezzi ... basta sapere da chi andare a comprare i vari prodotti ... anche perchè sapete benissimo che i costi di importazione sono sensibili. Non “alti” ma “sensibili”. Uno dei ristoranti più IN di Bogotà (che ho ristrutturato) aveva un’intera sezione di personale che lavorava solo alla “gestione materie prime” ... con contatti fornitori, prova prodotti, tabelle costi-ricavi, percentuali di prodotto utilizzato, magazzinaggio, e cose così. E ciò che più gli interessavano erano qualità e prezzo ... ed avevano un portafolio di fornitori spropositato. Quindi non temete che gente che vende prodotti ce n’è.

Fra le altre cose ci sono persone che alla mattina presto arrivano a Bogotà dalle loro “fincas” nei dintorni della città e si fermano nei vari ristoranti ad offrire prodotti coltivati personalmente. Ricordo un signore che vendeva dei pomodorini cherry che solo a pensare al sapore mi viene l’acquolina in bocca. :D A tal proposito, e ricordando la questione delle importazioni, un amico mi ha fatto notare quello che dice lo chef più in voga del momento (o almeno il più "mediatico" ... si, parlo di Gordon Ramsay) che definisce come regola d’oro della cucina italiana questa: “...non sono gli alimenti italiani prodotti in Italia a rendere la cucina “italiana", ma la loro freschezza...”. Con questo non voglio nè aprire un dibattito, nè essere sputacchiato, nè null'altro ... riporto le esatte parole. :)


Ad ogni modo, fatevi una bella check-list ed iniziate a farvi delle domande chiave ... ve ne riporto alcune che, egoisticamente, serviranno anche a me per scrivervi l’articolo su come aprire un ristorante in Colombia!

1 - Avete l’idea chiara su cosa fare/proporre?
2 – Avete valutato gli aspetti “pratici” dell’idea (economia, gestione, marketing, ...)?
3 - Vi siete fatti un business plan per "pianificare" per bene le cose?
4 – Sapete che tipo di costi faranno divenire realtà l’idea?
5 – Quali documenti servono per aprire?
6 - Avete trovato il locale che fa per voi?
7 - Il locale risponde alle norme vigenti sulla ristorazione?
8 - Il locale risponde alle norme vigenti sulla pianificazione territoriale?
9 – Sapete che macchinari comprare e dove?
10 – Arredare il locale, dove, come, con chi?
11 – Sapete che posate, pentole, bicchieri, ecc, vi servono e dove li comprate?
12 – Le materie prime dove e da chi le compro (ovviamente dovete anche avere un’idea sulle ricette che proporrete sulla base dei gusti medi del colombiano)?
13 – Avete valutato attentamente le questioni legate a dipendenti/soci (anche legalmente)?
14 – Avete pensato a proporre un sistema di domicilio (sistema quasi obbligato, qui) e a come gestirlo?
15 – Manutenzione ordinaria: con chi? Chi la gestisce? Normative particolari o speciali?

Bene ... per ora non mi viene in mente nient’altro che possa aiutarvi per linee generali nel settore ristorazione, e molto probabilmente ho ripetuto anche delle cose, ma non fa mai male. Ad ogni modo mi metto sotto per scrivervi l’articolo “Investire in Colombia: ristorazione – la pizzeria”, così vi dò anche un’idea dei costi medi per questo tipo di investimento. Ci sentiamo presto. :)

13 commenti:

geommasala ha detto...

Carissimo Giovanni, come sempre, quando leggo un tuo articolo mi entusiasmo, sei spettacolare, completo e chiaro come sempre, sono rientrato dalla colombia da 1 mese e 5 giorni, e sto ancora piangendo, perche è un paese che ti affascina, io ho visionato per il poco tempo che sono ci sono stato, l'aspetto sociale ed economico, e sono completamente d'accordo con te. Sopratutto nel fatto che nessuno e dico nessuno si metta in testa di arrivare in colombia, o nella capitale e portare qualcosa che li manca, l'impressione che mi ha dato Bogotà è quella di una metropoli che ha tutto quello che hanno gli europei ed in alcune cose sono avanti anni luce. Sto programmando di tornarci in Gennaio, spero di vedere ulteriori aspetti nel settore lavorativo. Ciao Andrea

Anonimo ha detto...

Grazie come sempre Gio! Diciamo che un'ideina sulla persona al punto 10 ce l'avrei ...

Gianpaolo

Anonimo ha detto...

Ciao Giovanni, come sempre bell articolo interessante ed istruttivo, sarebbe importante sapere i costi della mano d opera, che è una delle voci piu rilevanti per chi gestisce un ristorante in Italia

Grazie in anticipo per la risposta

Dana

Terre Rosse ha detto...

@Andrea ... sei sempre molto querido!! :)

L'entusiasmo che ci metti quando parli di Bogotà è assolutamente contagioso, però non dimentichiamo che ci sono anche situazioni problematiche, qui, e purtroppo non è tutto rose e fiori. La Colombia è e resta un paese particolarmente difficile da capire e, alle volte, da gestire a causa delle idiosincrasie/malizie locali. Comunque sai che a gennaio t'aspetto per bissare la cena!! :D

@Gianpaolo ... come te la passi fra i parranderos?? Hehe ... ti ringrazio moltissimo per i complimenti!!! Ovviamente un giorno spero di risistemare il tuo locale e dimostrarti di essere davvero all'altezza!!!!! ;D

Terre Rosse ha detto...

@Dana ... ma allora sei un accanito lettore del blog!! :) Grazie dei complimenti e delle domande sempre puntuali!!

Ho aspettato un attimo a mettere dei costi per riservarli al prossimo articolo, anche perchè dicembre è il mese delle discussioni sul famigerato SMMLV (Salario Minimo Mensile Legale Vigente), che è il metro di comparazione per qualsiasi cosa, qui in Colombia (le multe le calcolano in SMMLV, il costo delle università è in SMMLV, ecc).

Ma per risponderti puntualmente, di norma il livello più basso di un lavoratore in un ristorante si paga con 1SMMLV (535.600 pesos nel 2011), prestazioni di legge (200.000 pesos circa, dipendendo dalle imprese che se ne occupano e presso le quali si fa un preventivo), viatico di trasporto (63.500 pesos nel 2011), e una percentuale sul totale della "propina" (l'italianissimo servizio) che è il 10% sul valore dello scontrino senz'IVA (al 16%).

Questa è la base. Però molti ristoranti offrono il minimo+viatico+una maggiore percentuale di propina, glissando sulle prestazioni di legge. Legalmente lo possono fare. Chi invece è lo chef a capo della cucina (di norma è chi prende di più), può negoziare il suo salario in base all'esperienza e alla professionalità.

Meno male che c'è anche chi può farlo, in Colombia. :D E questo è tutto. :)

@Niki ... ciao!!!! :) Riporto il tuo commento che si è perso nel blog!!

Niki wrote (08 dicembre 2011 11:14) : bel post Giovanni!
Hai tralasciato solo di dire che gli orari di lavoro di un buon ristorante sono tremendi! :-)


Grazie del commento, perchè hai perfettamente ragione!! Con un ristorante, è il caso di dirlo, non si può dormire sugli allori!! Dal mercato alla mattina all'alba per trovare le materie prime migliori, fino a notte fonda per attendere gli ultimi clienti e chiudere cassa, gli orari di un ristorante non fanno per tutti. :)

Terre Rosse ha detto...

@Dana ... ad ogni modo qui in Colombia la "propina" non è obbligatoria, come puoi leggere dal seguente articolo de El Universal

http://www.eluniversal.com.co/cartagena/economica/nadie-esta-obligado-pagar-propina-si-no-quiere-hacerlo-8963 (volevo metterlo come link diretto, ma anche provandoci non ci sono riuscito)

Su una cosa non hanno torto, nel senso che è un indice di soddisfazione del servizio ricevuto ... ma quello su cui volevo portare la tua attenzione (e dei lettori) è dove si può cogliere una tipica "malicia indigena"! Nella parte finale dell'articolo: "...la propina no es entregada al mesero como le aseguran al consumidor, sino que es utilizado para comprar el menaje o para pagar servicios...".

Capito come vanno le cose? :)

Gogoquiksilver ha detto...

Bell'articolo Don Giovanni :P ehehhehheheh

Leggendo un momento i commenti mi risulta difficile non dire che, naturalmente, per il "mondo-ristorazione", valgono anche in Colombia le regole universali (vitaccia per svegliarsi presto-spesa-cucinare-servire-pulire-riposare-ricucinare-riservire-ripulire-chiudere-nanna) ehehehhe

Per il discorso compensi, anche in questo caso, in tutto il Mondo il lavapiatti è quello che prende meno e si sale su fino all'Executive e/o al Master Chef (che per inciso può guadagnare anche uno stipendio da capogiro).
Naturalmente più è ricco il menù e più affollata la cucina, più percepirà chi dovrà amministrare il tutto.

Per un "ristorantino", invece, mi sento di suggerire 2 semplici regole: fare una serie di colloqui senza dimenticarsi di far cucinare l'aspirante chef un qualche piatto preso dal menù o a sua scelta(tanto per capire se e quanto sia capace) e soprattutto di chiedergli quanto si aspetterebbe di guadagnare.

Un consiglio, puntate sempre su un giovane attivo e sveglio piuttosto che su un "gran chef añejo" (il 99% dei casi è solo quello che sa come fregarvi meglio), rischierete solo di perdere un po' di tempo per insegnargli piuttosto che soldi e clienti poi. ;)

bart ha detto...

Ciao Giovanni,mi chiamo Antonio,e sono un elettricista che digita dall'italia.Innanzitutto complimenti per il blog e di come ti dedichi,vedo che lo fai con molta passione.Non so se riesci a leggere questo messaggio,dato che non conosco bene questi blog e non so se sono riuscito a mandarti questo messaggio.Avrei molte domande riguardo la Colombia,sempre se sei disponibile a rispondermi.Se sei riuscito a leggere questo messaggio fammi sapere qualcosa,ti lascio anche il mio indirizzo e-mail: catantonio70@yahoo.it Grazie mille

Terre Rosse ha detto...

@bart Antonio: ciao! Piacere di conoscerti! In questi giorni sono un po' pieno di cose da fare e non so se riuscirò a rispondere a tutte le tue domande... se non hai fretta, scrivimi alla mail che c'è nella testata del blog. Se invece hai fretta il consiglio che ti dò è di iscriverti al gruppo chiuso di Vivere in Colombia sul face, che ci sono tante persone che potranno toglierti la maggior parte dei dubbi su questa terra. :) A presto!

Anonimo ha detto...

Ciao. Sono sempre l'Italiano che vive da 6 anni in Colombia. Mi faccio conoscere, se vuoi mi puoi contattare a maurizio70se@hotmail.it. Mi agiungi alla comunity di facebook?
Stavo leggendo questo articolo ristornati italiani. Mi sembra che nella lista ristoranti ce ne sia uno cha manca e che a mio giudizio rappresenta il miglior pizzaiolo di Bogotá. Conosco il ristorante Pozzetto, ma dico, preferisco l'altro della pizza. Il discorso è che il sogno dell'italiano medio, quando sbarca per la prima volta in sud america, è di aprire un ristorante in questo paese così esotico, metterci dentro la classica bonazza colombiana a lavorare e passare il resto della giornata spaparanzato sull'amaca a contare i soldi dell'incasso gironaliero. E guarda caso tutti gli italiani pensano di aprire un ristorante italiano. Io compreso nel 2000 aprì un ristorante nella calle 72 con 12, affittando una casa singola di 2 piani e riadattandola a dovere, solamente che io lo avevo aperto in stile colombiano, con appendice di possibilitá di alcuni piatti di cucina italiana. Non è stato facile, perchè il colombiano medio ci guarda molto ai prezzi, ma molto più di noi italiani e se qualcosa costa anche l'1% in meno che dall'altra parte, il colombiano è disposto a camminare anche per un 1km di più per spendere questo 1% in meno.
Poi per non farti rubare i clienti, devi aprire prestissimo, alle 7 della mattina, per le colazioni, e chiudere alle 10 di sera per servire al colombiano la cena e la dovuta razione di birra giornaliera. Praticamente non hai più vita, anche perchè se non ci metti tu l'occhio direttamente, poi non funziona di sicuro.
Se dovessi riaprire qualcosa, oggi io farei un ristorante santandereano. Lo vedo molto bene: della carne, il piatto più gradito per un colombiano, non eccessivamente costoso, e che rientra perfettamente nei canoni normali del cliente locale, altrimenti un asadero di pollo. Va considerato che al nord di bogotà quasi non esistono asaderi: quindi a dirla proprio tutta, mi sembra una bella idea aprire un asadero ubicato, diciamo, a partire dalla calle 78 fino al profondo nord alla calle 222, magari però non oltre la 170. Sarebbe una cosa da analizzare bene, ma così a colpo d'occhio non sarebbe una brutta idea. Dico la mia: è vero che ogni tanto una pizza ben fatta me la vado a mangiare volentieri dall'italiano in zona rosa, ma è anche vero che molto più spesso mi vado a mangiare un pollo asado ben fatto, di quanto una pizza. Anche perchè, ragazzi, vi siete mai mangiato un bel pollo criollo colombiano? a me ricorda tanto quei bei polli saporiti degli anni 70 in italia. Cose che da noi non esistono più. Saluti.

Terre Rosse ha detto...

@Maurizio! E' sempre un piacere leggerti, e soprattutto trovo prezioso ciò che stai dicendo (a me ed ai fruitori del blog) relativamente alla tua esperienza con il settore della ristorazione.

Per unirti alla community, è facile. Io non posso farlo con la tua mail, ma da facebook basta che vai al link:

www.facebook.com/groups/241372962551787/

e richiedi di entrare. :)

Ma tornando alla questione ristorazione, hai ragione a cercare di far capire ai lettori che è un settore difficile e che comporta parecchi sacrifici. E sono comunque convinto che qualcuno ti contatterà per sapere di più sulla tua esperienza.

T'aspettiamo su facebbok ... e qualsiasi esperienza tu voglia condividere, sarai sempre il benvenuto! :))

kris1975 ha detto...

ciao Giovanni mi chiamo Cristian sono un Italiano stanco dell italia e dopo 5 visite in Colombia e per quasi tutte le citta colombiane isole comprese (s andres) ho deciso di fare la pazzia e trasferirmi e vivere qui a Medellin lasciando tutto quello q avevo in Italia..soprattutto la mia famiglia...io ho 38 anni..ero single e qui ho conosciuto una colombiana e mi son sposato e ho ottenuto il visto (non pensare q mi son sposato per il visto e tanto meno qsono venuto qui per le donne colombiane..donne ce ne sono anche in Italia)..ovviamente anche io ho pensato di mettere su un locale e come esempio ho avuto altre persone q lo hanno fatto e finora le va bene..cosi dicono...e pure loro come me in Italia facevano altri lavori totalmetne differenti dalla ristorazione e bar...quindi incoraggiato da questi altri italianio deciso di avventurarmi io q in italia lavoravo come disegnatore tecnico di impianti industriali e ho studiato anche contabilita quindi per lo meno di conteggi e bilanci ne so qualcosa...ovvio q qui il sistema è un po diverso e molto elastico rispetto alla ridigita e le tasse italiane..beh detto questo dopo 4 mesi di ricerche ho trovato da subaffittare un ristorante da un libanese q fa comida araba..si subaffittare perche essendo straniero mi chiedono un fiador...cosa q io non ho oppure pagare da 6 a 12 mesi di affitto come deposito e siccome non sono milionario ma nemmeno morto di fame...ho deciso di prendere un altra strada e ho trovato questo qui q sta per quasi fallire perche si è mangiato tutto per colpa di donne ( e soprattutto sua) quindi mi ha fatto questa proposta...il ristorante gia ha tutto pentole cucina bicchieri tavoli sedie impianto stereo tv frighi..sarebbe solo da risistemarlo pulirlo bene e la mia intenzione è di mettere 3 tipi di menu colombiano e arabo visto q il cuoco è colombiano e sa di cucina e pizza pure ed un po di pasta italiana q non guasta mai..l investimento non è grande la zona è buona perche è 3 quadre sopra il parque lleras che è una piazza molto frequentata da turisti e da colombiani...io ci do dentro con la pubblicita...faccio il locale a mio stile ..faccio domicili e menu executivo nei 3 tipi di comida con prezzo accessibile come i ristoranti vicini piu o meno..ho gia fatto le valutazioni di spesa media mensile di fornitori e servizi vari e lavoratori q per il momento siamo io il cuoco e unaiuto cuoco ed eventualmetne una cameriera q verrebbe i fine settimana o quando serve..il ristorante tiene 10 tavoli ed è di 100 mq circa ...la mia paura è che non ho mai avuto un ristorante.....il subaffitto sarebbe di un anno e non so se in 1 anno potrei guadagnare qualcosa o perdere tutto..la paura sta per prendere il sopravvento ed ovviamente mi paralizza..ero arivato qui entusiasta del mio preogetto ed adesso q ci sono vicino mi fa paura...visto q qui non posso fidarmi di nessuno cercavo aiuto qui nella rete magari da qualcuno q ha avuto gia esperienze simili.
Saluti
Cristian

Terre Rosse ha detto...

Ciao Cristian

Ben venga lo spirito avventuriero italiano ... alla fine nell’organizzare una propria attivitá puó andare bene come puó andare male, ma per lo meno ci si prova. Dati piú o meno affidabili (dico piú o meno perché si tratta sempre di "voci di corridoio" del tipo: il locale del tale ha chiuso, l'altro va bene, eccetera) relativi agli italiani che aprono nel settore della ristorazione viaggiano su un 50/50 di successo.

Certo é che deve piacere come settore, altrimenti se si deve fare una cosa che occupa il 70% del proprio tempo per soffrire ogni minuto, é meglio andare a fare altro. Ma ad ogni modo per quanto riguarda persone che hanno esperienze nel settore, penso che un buon feedback tu lo possa avere nei gruppi di italiani in Colombia che bazzicano su facebook.

Ovviamente se un giorno avrai esperienze da racontare ai lettori del blog (spero del tutto positive) ... aspetteró anche un articolo tuo sul blog ... ;)
Un saluto
Giovanni