domenica 3 luglio 2011

Da un'intervista di italiansinfuga...

 Direttamente su italiansinfuga trovate l'intervista qui riportata e l'altra intervista della quale si parla.

Giovanni Pacciani ha recentemente iniziato il blog ‘Vivere in Colombia‘ con il quale vuole condividere la sua esperienza di emigrazione in Colombia.

Da cosa è nata l’idea di creare un blog?

Quando mi sono trasferito in Colombia ero alla disperata ricerca di informazioni che fossero “utili”, ed ho navigato in lungo e in largo diversi siti, blog, forum, ma sinceramente ne ho trovati solo un paio che meritavano davvero di essere inseriti fra i preferiti del browser e letti con cadenza quasi diaria.

Ciò che mi ha lasciato basito è stato il leggere (anche col senno di poi) la quantità di luoghi comuni, di disinformazione, ma soprattutto di distratta e scarsa “obiettività” che ruota intorno alla Colombia
Questo, unito al puro piacere di scrivere, ha fatto si che un giorno decidessi di dire la mia lasciando varie informazioni liberamente accessibili, per chiunque avesse avuto voglia di leggerle, sul paese che in qualche modo mi ha adottato.

Anche perché, Aldo, il problema è che la maggior parte dei siti su questo paese non fanno altro che indorare la pillola Colombia affermando che è bellissimo vivere all’ombra di una palma in quel della costa del Caribe con la brezza marina che ci accarezza la pelata. Tanto bello, per carità, ma innanzitutto per farlo bisogna sapere cose più terra terra…

cosa costa la Colombia, che visti posso fare, cosa posso vedere e dove non posso andare, che investimenti posso fare e che possano dare stabilità alla mia palmetta-casa, malizie indigene che è bene conoscere prima di ritrovarsi la fregatura, chi mi può orientare se voglio aprire un negozio, o se voglio investire, o se voglio comprare una casa…

questo è quello che si trova (o si troverà) sul blog.

Quali sono le domande più comuni che ti vengono sottoposte?

Ora come ora i miei followers si possono contare sulla punta delle dita, e si uniscono a coloro che mi hanno aggiunto su facebook dopo l’intervista che mi hai fatto su italiansinfuga che sono altrettanti, quindi le domande non sono molte, nonostante l’attenzione che ruota intorno a questo paese.

Però la cosa interessante è che le domande vertono quasi esclusivamente sui visti che è possibile fare in Colombia, uniti a una breve storia di quello che vorrebbero fare i potenziali fuggitivi dall’Italia, con conseguenti dubbi mirati su com’è la situazione in Colombia, costo della vita, possibilità, ed eventuali consigli.
Con tutti cerco di evitare i facili consigli, tendendo ad essere il più possibile obiettivo sul cosa potrebbero incontrare qui, ed entrando in dettagli se conosco la situazione della quale si parla. Quando invece non conosco i dettagli, alcune domande continuano a ronzarmi in testa finché non conosco qualcuno del settore o leggo trafiletti o articoli a tema sui periodici, ed allora cerco di informarmi a fondo per poi produrre materiale per il blog.

Quali sono i malintesi più comuni per gli italiani che sognano la Colombia?

Che sia la terra delle opportunità perché qui vivono degli “indios” è uno dei malintesi più frequenti… non sai quante volte mi è capitato di incontrare questo tipi di mentalità negli stranieri che sono passati per di qui (e a ragione non si sono poi fermati).

In realtà la situazione è molto buona per quel che riguarda l’economia, ci sono professionisti in vari campi, il numero dei colombiani che ha studiato all’estero è aumentato, le scuole hanno buoni insegnanti in diversi campi… niente che non si possa leggere in qualsiasi sito di economia… si le opportunità ci sono, ma nulla viene regalato, soprattutto qui.

Si può iniziare con un piccolo gruzzolo e portare avanti la propria attività (o professione) quasi “combattendo” ogni giorno, però se si pensa di non muovere un dito e vivere bene, bisogna dimenticare la Colombia… a meno che non si abbiano abbastanza migliaia di euro per ottenere una buona rendita per vivere serenamente.

L’altro malinteso comune è che con poco si vive bene. Io parto dal presupposto che bisogna fare attenzione alle affermazioni che si scrivono e a come la gente che le legge le interpreta (ne ho avuto la conferma col blog)… alle volte ci si innamora di un’affermazione perché si vuole fortemente un cambio, ma davvero non ci si domanda “cosa significhi con poco” (e quanto è quel poco) e non si fanno i dovuti brainstorming soggettivi su “che cosa significa vivere bene” (e quindi che tenore di vita si deve mantenere come conseguenza). Presto pubblicherò una “lista della spesa” sul blog, così che qualsiasi persona si possa fare i conti in tasca e sapere se ne vale la pena o no.

Altro malinteso, legato al precedente (e comune alla maggior parte dei siti sulla Colombia) è credere che arrivare senza un euro in tasca ed aprire il baretto sulla spiaggia vivendo di rendita vendendo piadine tutto il giorno, vi possa dare la serenità economica e personale che cercate.

Attenzione … se da un lato aprire qualsiasi attività in Colombia è facile burocraticamente (occhio che le leggi cambiano velocemente, qui), farla fiorire è un altro paio di maniche: ricordate che qui i commercianti sono assolutamente spregiudicati e aggressivi (come dice Massimo Maccanti per la sua pizzeria) nel modo di fare affari… lasciate a casa la mentalità europea e cominciate a rendervi conto che il paese, la cultura, il business, la gente sono diversissimi. Tanto per dirne una, qui l’affermazione “verba volant, scripta manent” è oro colato, non vale darsi la mano e mettersi d’accordo.

Burocrazia colombiana per un italiano, facile/difficile?

Sapendo a chi rivolgersi, dove trovare le informazioni e dove andare, è facilissima (anche a questo dovrebbe servire il blog).

Se tralasciamo i veri templi della burocrazia come il Ministerio de Relaciones Exteriores e il DAS, dove normalmente ti danno la metà delle informazioni che ti servono (e comunque la situazione è migliorata rispetto a quasi due anni fa), nella maggior parte dei luoghi amministrativi per eccellenza si prodigano nell’aiutare l’utente (se poi è straniero, sono molto alla mano).

Il consiglio è solo quello di non ridursi all’ultimo giorno nel raccogliere le informazioni che servono, perché il rischio è che manchi qualcosa e girare mezza città per un unico foglio non è propriamente possibile… soprattutto a Bogotà.

…ricordo ancora quando, arrivato da pochi giorni a Bogotà, mi ero messo in testa di fare la patente internazionale… mi servivano cinque o sei documenti, fra cui un numero di conto bancario; vado in banca e mi chiedono altri cinque o sei documenti fra cui la cedula de extranjeria (carta di identità); vado al DAS per la cedula e mi chiedono altri documenti e il visto che non sia turistico; vado al ministero e risulta che devo fare la tarjeta profesional di architetto; vado alla società colombiana degli architetti e mi chiedono l’autenticazione del titolo; vado al ministero dell’istruzione e ovviamente vogliono i documenti dall’Italia con apostille e traduzione… e tutto per fare la patente… ma a quel tempo non avevo la più pallida idea di cosa volesse dire vivere in un paese straniero.

Fra l’altro ho poi scoperto che qui in Colombia per la polizia metropolitana di Bogotà nemmeno serve la patente internazionale.

Comunque tornando alla burocrazia, anche le informazioni che normalmente si trovano su brochures, bacheche e internet sono ben fatte e spesso “for dummies”… ma mediamente possiamo dire che la burocrazia colombiana ricorda da vicino quella italiana.

A chi sconsigli l’emigrazione in Colombia?

La Colombia non è una terra per tutti, dispiace dirlo ma è così.

Innanzitutto la sconsiglio a chi è troppo rigido. Ci vuole un bel grado di adattamento e di malleabilità per far fronte allo stress del “choque cultural”, salvo che non ci sia un fattore (o un ideale) molto grande che permetta l’adattamento.

Poi la sconsiglio a chi non vuole rimboccarsi le maniche e lavorare per inseguire il proprio sogno; a meno di non avere un discreto gruzzolo da investire, la Colombia è un paese molto costoso, e per mantenersi e vivere bene bisogna avere una buona entrata. Qui, senza peccare di ottimismo, ci sono molte opportunità ma le cose non cadono addosso senza fare niente, e bisogna lavorare e approfittare degli spazi lasciati da quella che si può definire “mancanza d’inventiva” colombiana. Anche se d’inventiva ne hanno molta, sono pochi quelli che veramente sanno come e dove indirizzarla.

Per continuare la sconsiglio a chi ha un’idea ben precisa in testa, che è quella di guadagnare un sacco di soldi come libero professionista. E’ possibile (reinventandosi), ma ci sono paesi ben più remunerativi della Colombia… che al contrario vedo più come terra di commercio… e anche lì bisogna avere un bel pelo sullo stomaco per trattare coi locali, soprattutto perché la mentalità europea la apprezzano, ma per certe cose non serve a nulla.

Infine la sconsiglio a chi crede che la Colombia sia il Paradiso Terrestre, o le Nuove Americhe. A chi crede, insomma, che con poco vive e che portando agli autoctoni l’acqua calda, sia tutto un piegarsi di schiene gridando al miracolo.

Non siamo nel terzo mondo. Nonostante i colombiani debbano apprendere abbastanza cose, ed apprezzare nuove tecnologie e nuove maniere per applicarle, siamo nell’era dell’informazione… tutto il mondo può “sapere”, però bisogna che il terreno sia fertile anche civicamente e politicamente per poter fare determinati passi. Colombia è appena entrata in “questo” mondo di differente coscienza nelle cose.

Qual è il tuo sogno per il blog e la comunità italiana in Colombia?

Forse è un sogno molto grande, però vorrei che il blog diventasse un punto di riferimento importante per tutti coloro che scappano e che trovano nella Colombia una motivazione forte per riprendere a vivere i propri sogni.

Vorrei che gli italiani che vivono il quotidiano colombiano fossero davvero una comunità con tutti i crismi. Gente che si conosce, che si scontra tutti i giorni con problematiche più o meno grandi della vita in Colombia, che lavora in settori differenti e che quindi conosce realtà differenti e soluzioni differenti.

Credo sarebbe meraviglioso per un expat arrivare in Colombia con già delle risposte alle domande più importanti, con i documenti necessari, con le conoscenze necessarie per sviluppare il proprio negozio o la propria attività, ma anche arrivare ed avere risposte a quesiti più semplici come: da chi vado se mi serve il dottore o un dentista? Arrivare in un paese straniero ed avere la “conoscenza”, vuol dire aver fatto la metà del lavoro.

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